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Il signore del crimine, William James Moriarty

Rossella Agostino Giammillari

Premessa: 

Ciao a tuttx! Non faccio spesso questo tipo di premessa, ma in questo caso l’ho ritenuto necessario. Uso questo momento anche per augurarvi un buon anno nuovo e spero che stiate tuttx bene (tipica cosa dire, so che in realtà ora come ora nessuno sta veramente bene).

Volevo tenervi aggiornati su questa mia rubrica alquanto caotica. 

È nata come rubrica dedicata ad anime e manga ma come avete notato, diversi articoli dell’anno scorso non rientravano completamente in questi campi. Questo perché ho apportato alcune modifiche anche basandomi sui miei principali interessi. In definitiva, quindi, vi posso dire che questa rubrica tratterà un po’ di tutto quello che mi passa e mi passerà per la testa quest’anno. 

Come inizio vi posso dire che principalmente sarà letteratura classica (principalmente russa) e manga più che anime. 

Spero che resti almeno ancora un minimo interessante, e con ciò introduco l’articolo di oggi.

Tratterò in modo particolare di William James Moriarty, ma non quello di Conan Doyle, bensì (anche se ovviamente molto ispirato) quello del manga Moriarty The Patriot di Takeuchi e Miyoshi. 

(Darò per scontato che voi abbiate letto il manga, o visto l’anime, ma come sempre non è necessario)


Analisi del personaggio

William è molto intelligente e questa è la pura verità. Il fatto che sin da bambino fosse consapevole del suo potenziale e lo usasse per aiutare gli altri dimostra quanto egli sia carismatico.

È noto che usare il proprio corpo per ottenere le cose di cui si ha bisogno sia un modo tossico e non sano, ma non credo che sia totalmente diverso quando si parla di come William ha usato la sua intelligenza (e non solo) per ottenere del cibo e una casa.

Penso che anche questo potrebbe contare come un modo tossico per ottenere qualcosa.

Ha sempre posto suo fratello e le altre persone al primo posto e questo dimostra la poca considerazione che aveva e che ha di sé stesso.

Quando era un bambino ha visto il mondo in cui viveva, ha visto l'orribile Londra in cui era costretto a sopravvivere e ha deciso di renderla un posto migliore.

Non perché lui stesso volesse vivere in un posto migliore, ma perché voleva che le persone intorno a lui, per primo suo fratello, lo facessero. 

Non ha mai avuto un'alta considerazione di sé stesso e penso che l'unica persona che l’ha aiutato a vivere in modo 'normale' sia stato suo fratello Louis.

Ma questo conta solo per quando erano bambini.

Quando ha iniziato a crescere e ad ideare il suo “piano perfetto” ha cercato di proposito di fermare Louis dall’aiutarlo a vivere una vita vera e propria.

Tutto quello a cui poteva pensare era il suo piano, perché se così non faceva, tutte le qualità che aveva erano sprecate. Era sicuro di non meritare una vita normale perché, avendo compreso che l'unico modo per cambiare Londra era usare la criminalità, ha cominciato ad odiarsi. Non sopportava il pensiero che una persona così terribile come lui, un omicida, potesse avere una vita normale. 

A questo punto è normale chiedersi, ma allora, perché l’ha fatto?

Perché ha dovuto uccidere delle persone e modificare il loro destino?

Beh, l'ha fatto perché sapeva che questo era l'unico modo per attuare un cambiamento e nessuno sarebbe stato in grado di farlo, se non lui.

E dal momento che il suo piano era quello di uccidere ogni demone vile e terribile che viveva a Londra, era sottinteso che lui rientrasse in questa categoria.

Lui si considerava il peggior demone tra tutti, il più terribile e malvagio.


Come stavo dicendo, crescendo, William ha cominciato a distaccarsi da suo fratello e ha iniziato giorno dopo giorno a vivere in un mondo diventato a questo punto tutto “buio”. E non importava se c’erano persone vicino a lui che stavano cercando di aiutarlo. 

Pensava di meritare tutto questo e in ogni caso tutte le persone che aveva intorno non riuscivano a capirlo. 


Ed è così che Sherlock entra in scena. 

Sherlock Holmes, un uomo misterioso, un brillante detective, qualcuno che improvvisamente ha catturato l’attenzione di William.


William rivelerà successivamente che quando ha incontrato Sherlock per la prima volta ha dimenticato il suo piano e questo è di sicuro qualcosa di veramente importante. 

Lui, William James Moriarty, che viveva nel buio, circondato da nient'altro che il suo piano criminale, improvvisamente si è sentito più leggero, ha dimenticato tutta la pressione che aveva, solo perché lo ha incontrato; Sherlock Holmes, l'uomo col quale ha subito sentito una connessione, che sapeva essere ricambiata.


Appena incontrato decide di renderlo parte del suo piano, credendo di poter riuscire a controllarlo e ad usarlo a suo piacimento. 

Ma a sua sorpresa, Sherlock non è destinato ad essere solo una pedina. 

Egli finisce per essere letteralmente la persona che salva William dal piano che lui stesso aveva creato.


William stava lentamente annegando nell'oscurità del suo piano, era pronto a rinunciare a tutto, persino alla sua vita, che riteneva non fosse degna di essere vissuta; ma Sherlock non era d'accordo. 

Sherlock è diventato la 'luce' nella vita di William, e quest'ultimo non poteva che esserne felice. 


Quando Sherlock salta dal Tower Bridge insieme a lui, William non ci crede. 

Non riesce a credere che Sherlock stia abbracciando la morte insieme a lui. 

Ma forse non è la morte ciò che Sherlock abbraccia con Liam, bensì una nuova vita. 

Una nuova vita che Liam non pensava di meritare, ma che a quanto pare Sherlock gli sta donando.


William fu letteralmente illuminato da una nuova luce, il suo mondo divenne “a colori”.

Dopo “The final problem” si potrebbe dire che William ha ricominciato a vivere di nuovo, o forse, ha imparato a farlo per la prima volta.

E questo, gente, tutto grazie a Sherlock.

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