Tra una manciata di giorni anche quest’anno scolastico si chiuderà.
È andato tutto bene? Mah… Sì dai, tutto sommato…
Già, “tutto sommato” è doveroso, perché se ripercorro i mesi trascorsi da settembre, non sono certo mancati momenti di preoccupazione o ansia, momenti in cui ho assistito a volti corrucciati, a sorrisi nervosi, a battutacce gratuite, fortunatamente non sempre dirette a me!
Dopo aver passato l’estate scorsa a farmi domande filosofiche sul perché la scuola funzionasse così, all’inizio del nuovo anno scolastico, ho preso il coraggio a due mani e deciso che, se volevo vivere meglio, avrei dovuto cominciare da me stessa, cambiando prospettiva e pensando più a me e alla mia crescita personale che a quella didattica.
Fondamentalmente sono una persona timida e, quindi, soprattutto all’inizio, ho faticato un po’, ma nel mio resoconto di fine anno posso brindare ad obiettivi raggiunti e questo è già un gran successo.
Fin da subito, ho dovuto cambiare impostazione: un nuovo approccio verso lo studio, meno ambizioso, con meno dispersione di tempo; mi sono allontanata da situazioni emotive tossiche che condizionavano il mio punto di vista, mi sono aperta a nuove esperienze e ho cominciato a passare gli intervalli a scorrazzare nei corridoi della scuola per scaricare tensione, scoprendo che è realmente un toccasana alzarsi da quel banco e passeggiare. Incrociando gli altri studenti, in più di un’occasione, mi sono imbattuta in sorrisi e questo è davvero incoraggiante, anche se non sono mancate volte in cui ho intercettato espressioni sornione e annoiate, oppure preoccupate, magari per una verifica da affrontare o appena svolta.
Mi sono iscritta al progetto del giornalino scolastico, “Il Crepuscolo”, dove ho incontrato persone davvero accoglienti ed ho cercato di far conoscere loro il mio lato migliore (ci sarò riuscita?).
Diciamo che fino ad ora ho parlato di me e della mia esperienza, ma veniamo a noi come istituto…
Non vorrei, ma già lo sapete che un po’ di polemica è di rigore, perché i problemi non mancano mai: alcuni si trascinano da tempo e non si vede ancora l’ombra di una possibile soluzione. Di che parlo? Be’, cominciamo dai tendaggi? Appena comincia la primavera, quel pallido raggio di sole inquinato milanese entra proprio dalle nostre finestre ed è in grado di accecarci, impedendoci di seguire le lezioni o guardare la lim. Mi chiedo come sia possibile non trovare un rimedio, seppur provvisorio, diverso da attaccare pagine di quotidiani sui vetri per oscurarli! Veniamo poi al laboratorio di lingue: non sarà il caso di dare una revisionata agli strumenti? No, perché, per chi non lo sapesse, la maggior parte non funziona e anche solo vedere un film è praticamente impossibile. Ben comprendo che i fondi finanziari siano contenuti, ma forse, prima di sostituire le cattedre che comunque, seppur datate, erano ancora funzionali, si poteva optare per l’investimento in attrezzature più urgenti. Ma si sa dall’alba dei tempi che per le istituzioni, la scuola non è una priorità e che i fondi si tagliano, non si aumentano!
Un’altra novità di quest’anno è stata l’anticipazione a luglio degli esami di riparazione. Sinceramente non la trovo un’idea brillante e, dai diversi confronti anche con gli insegnanti, molti erano concordi con me: se si matura una carenza (e si spera sia solo una!) così grave da meritare il debito, mi chiedo con quali energie lo studente, reduce da un anno scolastico e con un clima di caldo afoso, possa mettersi a recuperare in un mese il programma di un anno. Come se non bastasse, la notizia ci è giunta ai primi di marzo, compromettendo anche eventuali pianificazioni di vacanze e stage, alcuni già prenotati. Insomma, certe scelte denotano una gestione un po’ approssimativa o quantomeno oligarchica.
A proposito del PCTO, che riguarda chi frequenta il triennio, ho potuto constatare che il nostro istituto è sul pezzo più di tante altre scuole milanesi che, a tutt’oggi, non hanno ancora cominciato. Ciò nonostante, debbo confessare che personalmente non mi ha entusiasmato: avrei desiderato una rosa di offerte più assortita, volta proprio a stimolare e misurarsi in più attività. Invece la scelta è stata davvero limitata e l’ho vissuta un po’ come una forzatura, perché “s’ha da fa’”.
Volendo parlare dei lati positivi, posso dire che lo stage in Inghilterra è stato organizzato piuttosto bene ed è stato produttivo in termini di sviluppo linguistico. Nondimeno la cogestione di quest’anno mi è sembrata meglio organizzata e con un’ampia scelta di corsi e, mi pare, che i rappresentanti d’istituto si stiano muovendo concretamente su più fronti, con diverse iniziative (da ultimo il merchandising e la festa d’istituto a fine anno al Carroponte!) nonostante la partecipazione della comunità scolastica non si possa certo definire attiva e costante. Un plauso a loro e speriamo che il prossimo anno possano fare ancora meglio!
Mi piacerebbe che venissero introdotti più progetti e promosse attività diversificate. Alcuni insegnanti si sono attivati e credo che ottengano anche un discreto successo, sintomo che, chi vuole, riesce davvero a catturare e coinvolgere la studentesca. Inoltre mi piacerebbe che venisse aperta una finestra dedicata ai dibattiti tra studenti su diverse tematiche, opportunità di raffronto e riflessione.
Per quanto riguarda le relazioni docenti/studenti c’è ancora da lavorare: ho avuto modo di confrontarmi con studenti di classi e sezioni diverse e, in alcuni casi, sussistono degli atteggiamenti immotivati, ambigui e pregiudizievoli da parte di alcuni prof. che compromettono il successo formativo di alcuni studenti. Per chi sta frequentando il biennio e si sente su quest’onda, posso dire che, passando al terzo anno, cambiano alcune materie e anche docenti, facendo decadere alcune etichette e portando una ventata d’aria fresca che consente il riscatto d’immagine!
Mi trovo nella condizione di dover ancora una volta caldeggiare i vertici del Tenca (leggeranno mai “Il Crepuscolo”?) a valutare seriamente la possibilità di corsi di formazione di intelligenza emotiva per spergiurare che condizioni di frustrazione di insegnanti, inerenti alle loro aspettative da parte degli studenti, si riversino proprio su questi ultimi, provocando un effetto trigger. Inoltre, molti insegnanti continuano a ripeterci che siamo attaccati al voto… Be’, vedete un po’, se c’è un calo nel rendimento, viene sottolineato non propriamente in modo delicato anche se si è ampiamente sufficienti! Senza parlare dei voti al di sotto del 4 che disincentivano totalmente gli studenti, perché vivono la possibilità di recupero come fosse un miraggio. Un meccanismo a circuito chiuso che non facilita i rapporti tra compagni che, invece di essere più solidali tra loro, tendono verso una maggior competizione, identificandosi in un voto che risulta solo una sentenza! Delle conseguenze ne abbiamo già parlato: perdita di stimoli, rabbia, isolamento, ansia da prestazione, eccetera.
Però ho potuto pure apprezzare che ci sono (anche se sono pochi!) prof. più empatici che si adoperano per comprendere le nostre dinamiche e provano a costruire un sano dialogo. Vi adoro!
Penso ai maturandi: mi chiedo il loro stato d’animo e mi proietto tra un paio d’anni in quella situazione emotiva. Chissà se hanno già determinato scientemente come proseguire il loro percorso… Ed io, come ci arriverò? Va be’, c’è ancora un po’ di tempo per rifletterci. Intanto colgo l’occasione per augurar loro (e senza retorica!) il meglio in tutto: che possiate realizzare i vostri sogni e distinguervi!
È tempo di saluti: ringrazio tutti quelli che mi hanno supportato (e sopportato!) leggendo i miei articoli e iniziamo il countdown per l’estate! Buone vacanze a tutti!
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