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BARBIE LIBERATION ORGANIZATION

Sofia Gaetani

Corre l’anno 1993. Ci troviamo in un negozio FAO Schwarz, negli Stati Uniti d’America. Una figura incappucciata porta una scatola Barbie in mano e, inosservata, la appoggia sullo scaffale assieme alle altre Barbie.


È un gesto inaspettato, ma nessuno se ne accorge; la Barbie rimane lì, finché qualcuno, per regalarla ai figli, la depone dallo scaffale e la porta in cassa. Il destinatario (probabilmente la destinataria) del regalo la apre con gioia: è una di quelle Barbie che parlano e che dicono le frasi, lo si vede dallo speaker sul petto. Preme il pulsante sul dorso della bambola.


E Barbie esclama: “Uomo morto non mente!”



Il fatto, relativamente inquietante, cela in realtà un profondo messaggio di denuncia. È l’opera della BLO, la Barbie Liberation Organization, un’associazione di artisti attivisti che si occupa di denunciare i problemi della società contemporanea, in particolare quelli legati al patriarcato. L’iniziativa - quella che ha reso la BLO famosa, per intendersi - è quella di compiere delle “operazioni chirurgiche” alle Barbie parlanti e alla loro controparte “maschile” GI Joe, scambiando così gli speaker dei due giocattoli ed invertendo le frasi che essi dicono. In parole povere, il militare GI Joe si ritroverebbe ad esplicitare il suo amore per lo shopping, mentre Barbie inciterebbe all’attacco del nemico.


È un gesto innocuo, senza grandi ripercussioni, ma che lascia un messaggio molto chiaro e potente: le industrie del consumo impongono ruoli ben definiti basati sul genere già ai bambini.


Questa è la risposta ad un’epoca in cui il genere (visto da una prospettiva prettamente binaria, per altro) viene concepito solo come “possibile consumatrice” o “futuro guerrafondaio”. È lo specchio di una società in cui a ciascuno, solamente in base al genere a ləi attribuito alla nascita, vengono imposte aspettative specifiche. Le donne nascono e crescono in qualità di consumatori, sono bombardate di aspettative dai media con il fine di essere spinte a comprare sempre di più, e questo alla BLO non va bene. Anche il maschio (GI Joe) è educato ad un’unica cosa: il culto della violenza. Negli uomini, bambini compresi, viene esaltata la propensione alla violenza, e spesso etichettata semplicemente come “vivacità”.


Si tratta di un concetto ahinoi per niente nuovo: il problema lo aveva già denunciato il regista Jodorowsky decenni prima nella sua Montagna Sacra, e tuttora, altri decenni dopo la BLO, la situazione pare restare la stessa.


Il gesto della BLO si trasforma allora in qualcosa di senza tempo, qualcosa di universale. Un’opera d’arte al di fuori dei suoi tempi.

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