Per quanti anni si è aspettato con trepidazione l’ultimo giorno di lezioni, quel dannato sette o otto giugno che non voleva mai arrivare. C’è chi fa il conto alla rovescia dal primo giorno di settembre e chi invece pensa a godersi il susseguirsi delle stagioni e degli impegni.
La fine della scuola è sempre stata associata all’idea di libertà, di non dover più rispettare certi orari, di poter finalmente svegliarsi all’ora desiderata e passare tutto il giorno a seguire le proprie passioni, interessi e coltivare relazioni sociali. Liberi da stress ed impegni imminenti da svolgere.
Quest’anno non sarà così: prima o poi questo periodo tanto temuto sarebbe arrivato, in cuor nostro lo abbiamo percepito sin dal primo giorno in cui abbiamo varcato le soglie del “Liceo Tenca”. Ogni fine anno abbiamo visto gli altri affrontare la fine del percorso, pensando sempre: “chissà come sarà quando lì ci sarò io”.
Presto questo dubbio verrà sciolto, ed il carico emotivo sarà molto pesante. Le emozioni prenderanno il sopravvento, perché lentamente tutto assumerà i contorni tipici della nostalgia, anche per chi questi cinque anni o più non li ha vissuti al massimo. Perché in ogni luogo che frequentiamo ed in ogni relazione in cui entriamo, lasciamo sempre un pezzo di noi. Ore e ore passate sempre allo stesso banco, circondati prima da perfetti sconosciuti, poi da amici o amiche (e sempre qualche sconosciuto), indubbiamente hanno lasciato un segno dentro di noi.
Le passeggiate tra i corridoi, le file interminabili alle macchinette, lo spostarsi tra piani e scambiare due chiacchiere con quel professore, sono piccoli dettagli che oramai si davano per scontati, ma che tra pochissimo apparterranno al passato. Migliaia di volte si è passati per i tornelli di Moscova e si sono fatte corse olimpioniche per salire sulla metropolitana. Tutto faceva parte della routine, e non potrebbe essere altrimenti, ma lo staccarsi definitivamente da essa potrebbe disorientare molti. Perché tra poco bisognerà ripartire da zero, in un nuovo ambiente e contesto, tessere nuove relazioni ed adattarsi ad un nuovo approccio alla vita.
Potrebbe spaventare, ma d’altronde tutti i passaggi della vita suscitano timore, a causa della nostra intrinseca paura dell’ignoto e del futuro. Inizialmente ci sarà un periodo di scombussolamento e di adattamento, ma poi tutto filerà liscio, la natura degli eventi è sempre la stessa.
Non sarà un esame a tracciare la vita dei maturandi, questo è sempre bene ricordarlo. Che si ottenga 60 o 100, la vita là fuori starà poco a complimentarsi per il massimo dei voti o a dannarti per il minimo. L’influenza che avrà sul futuro è irrisoria, perciò l’approccio più giusto con il quale affrontare gli esami di Stato sarebbe quello di concludere in bellezza un percorso iniziato a quattordici anni, quando si era ancora dei bambini. Sarà l’evento finale, che deve rappresentare una buona conclusione, un degno lieto fine, ma per se stessi e non per altri. Passata questa estate, in pochi si ricorderanno del voto che avrete preso. Potrebbe essere l’ultima occasione per dimostrare a tutti che siete molto più di quello che siete sembrati essere in questi anni, o mettere il punto esclamativo definitivo sul vostro percorso scolastico.
Qualche compagno o compagna resterà sempre al vostro fianco, altri vi resteranno nel cuore ma perderete i contatti, altri ancora resteranno un vago ricordo. Accadrà senza nemmeno rendersene conto, ma per queste ultime settimane è bene unire tutta la classe per farsi forza l’un l’altro e finire insieme ciò che si è iniziato insieme.
Qualcuno non vedrà l’ora di andarsene, e finalmente quel momento è alle porte. Altri vorrebbero restare un annetto in più, giusto per continuare ad assaporare l’ambiente. Entrambi avranno in comune dei ricordi creati nella nostra scuola, sia positivi che negativi, che inevitabilmente rimarranno impressi per molto nella memoria.
Sono le ultime interrogazioni, verifiche, l’ansia della consegna, il fare i compiti all’ultimo minuto o lo studio “matto e disperatissimo” del giorno prima per dimenticanza. Sono state fatte le ultime gite con le persone con cui si ha condiviso tanto in questi anni. Finalmente ci si potrà liberare di quel docente che non ci va a genio, ma allo stesso tempo non potremo più seguire con passione le lezioni di tutti quelli che invece ci hanno trasmesso dei veri e propri insegnamenti di vita. Quest’anno è stata fatta l’ultima cogestione (ma chi lo sa, si potrebbe tornare come esterni) e per l’ultima volta si è ancora in tempo per lamentarsi con i rappresentanti di istituto per tutte le problematiche della scuola. Ma alla fine, nonostante i problemi, una goccia di affetto per questo edificio rosa lo abbiamo provato tutti. Se lo si guarda dall’alto, prende la sembianze di una E, l’iniziale del nome dell’amata dell’architetto che ha ideato la struttura, perciò per tutto questo tempo si è stati dentro una grande dimostrazione d’amore, e si spera di averne ricevuto un po’ e dato altrettanto.
Cari maturandi, affrontate tutto ciò che verrà a testa alta e ricordatevi che 100 non fa cultura e 60 non fa paura.
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