“moralmente accettabile”.
È così che il codice Hays stipulato nel 1934 definisce ciò che va rappresentato nel cinema americano: solo ciò che può essere considerato “moralmente accettabile”. È ciò che è stato fatto in epoca vittoriana ad Oscar Wilde e tanti altri, ciò che faranno i nazisti solo tre anni dopo a Monaco con la loro mostra sulla cosiddetta “Arte degenerata”, ciò che oggi fanno nazioni come la Russia contro la “propaganda televisiva”.
La storia si ripete d’altronde, non siamo certo noi abitanti del ventunesimo secolo i primi ad essersene resi conto.
Per quanto vietare la propaganda per farne altra possa suonare piuttosto ossimorico, tuttavia, bisogna riconoscere agli perpetratori di queste leggi una notevole acutezza: mezzi come il cinema e la televisione, infatti, hanno sempre condizionato drasticamente le masse. Basti pensare al tasso di alfabetizzazione negli anni Sessanta del Novecento, cresciuto in maniera esponenziale grazie al programma “Non è mai troppo tardi”. Se siamo quello che mangiamo, in fin dei conti, saremo anche i contenuti media che consumiamo, no?
Parliamo di decenza allora. Se noi siamo quello che guardiamo allora, d’altronde, meglio consumare solo contenuti decenti, vogliamo essere cittadini modello, noi. Allora forse meglio eliminare certi temi, giusto per sicurezza, niente violenza, niente sigarette (non si promuove il fumo), niente nudità, niente parolacce, niente messa in discussione dell’autorità, soprattutto.
Vogliamo essere cittadini modello, noi.
Alla fine, soprattutto noi italiani, siamo sempre stati così: a noi serve l’Uomo Forte, qualcuno che decida come pensare per noi. Ed allo stesso modo ci serve di sapere che non stiamo sbagliando, che abbiamo ragione, che viviamo nella nostra piccola bolla pulita, sicura. E perciò non pensiamo, non pensiamo alle cose brutte perché non ci piacciono, perché “scatenano polemica”, perché “potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno”. Ma di chi esattamente? Perché al giorno d’oggi dire che, per esempio, l’Italia è antifascista potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno? Di chi poi? Dei fascisti? Come se domani dire che l’Italia è contro gli omicidi non si potesse dire perché irrispettoso per gli assassini. E allo stesso modo, perché certe cose in televisione in certi paesi (Italia compresa) non si possono vedere perché “propaganda”? In quale universo esprimere la propria opinione (specificando che essa sia tale, una mera opinione) è propaganda mentre vietare questa espressione non lo è?
Il bello del cinema, il bello dell’arte è sempre stato il fatto che questi potessero incanalare una visione, un punto di vista. E forse è ora proprio questa nostra ossessione per la decenza la causa per cui molti di coloro che si approcciano a film come Salò di Pasolini lo fanno unicamente per “guardare un film disturbante". Ci stiamo dimenticando del senso critico, tutto deve essere letto a livello superficiale e se non è approvato per tale livello allora non merita nemmeno una lettura approfondita. Forse la scena di Salò, in fondo in fondo, ci fa paura perché siamo noi quelli che mangiano merda.
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