Ogni anno, intorno al 30 Novembre, Spotify crea un riassunto dei nostri ascolti, il famoso “Wrapped”, dove vengono classificati i generi che si è apprezzato di più, le canzoni e gli artisti preferiti e i minuti passati sull’app. I risultati poi possono essere condivisi sui social.
Curiosando un po’ di qua e di là, ho visto che gli artisti più ascoltati sono Taylor Swift, The Weeknd, Bad Bunny e Drake.
Mi sono resa conto poi, mentre riguardavo il mio Wrapped e lo confrontavo a quello degli altri, che la percentuale di artiste donne americane nelle playlist è veramente alta: Lana del Rey, Taylor Swift, SZA, Rihanna e Mariah Carey e poi ancora Karol G, Beyoncé e Miley Cyrus.
E le artiste italiane? Non ne parliamo.
I loro nomi sono quasi inesistenti e, a parte Mon Amour di Annalisa o qualche canzone di Anna Pepe, le playlist italiane sono dominate da Sfera Ebbasta, Lazza, Guè, Tedua e Pinguini Tattici Nucleari. Infatti nelle classifiche musicali italiane solo un'artista su 5 è donna, vale a dire che le donne rappresentano appena il 14,1% del totale delle presenze nelle classifiche ufficiali.
Quindi mi sono chiesta, perchè nell’industria musicale, le donne americane hanno più successo di quelle italiane?
Innanzitutto, dobbiamo dire che l'industria musicale è una realtà complessa e multiforme, influenzata da vari fattori culturali, economici e sociali.
Mentre molte artiste americane raggiungono livelli straordinari di successo, le loro colleghe italiane affrontano sfide significative nel perseguire la stessa fama.
Gli Stati Uniti hanno una popolazione molto più grande rispetto all'Italia, e l'industria musicale americana ha una portata internazionale decisamente considerevole. Le artiste americane, quindi, hanno un accesso naturale a un pubblico più vasto. L'inglese come lingua predominante nella produzione musicale mondiale facilita la diffusione internazionale delle opere americane, mentre la lingua italiana potrebbe costituire una barriera per le artiste italiane.
Prendiamo in considerazione Laura Pausini: l’artista è conosciuta in tutto il mondo e le sue canzoni, oltre ad essere scritte in italiano, sono anche in spagnolo e inglese e lo stesso vale per Raffaella Carrà, amata soprattutto dal popolo spagnolo.
Giorgia, Emma, Elisa, Alessandra Amoroso e Fiorella Mannoia sono alcune tra le più famose artiste in Italia, ma la loro fama non va oltre i confini del nostro paese e purtroppo la lingua le limita. Per giunta, a complicare l’ascesa delle giovani artiste emergenti, c’è l’aspetto della condizione in cui devono lavorare.
Lo spiega bene Nur al Habash, responsabile dell'ufficio SIAE Italia Music Export, in un’intervista rilasciata nel 2016: “La terza cosa che ho capito, anche questa piuttosto semplice ed evidente—eppure da molti contestata—è che in questo discorso c’entra il sessismo: spesso le donne che si avventurano in ambiti in cui c’è una predominanza maschile incontrano un ambiente ostile. Parlo ovviamente delle battute a sfondo sessuale e di commenti sessisti di tutti i tipi, ma anche delle mezz'ore intere di mansplaining (ovvero quando un uomo, pur non conoscendoti e non sapendo nulla di te, dà per scontato che in quanto donna tu sia ignorante—per cui si sente in dovere di spiegarti qualcosa con un’ accondiscendenza simile a quella di un padre che spiega alla figlioletta com’è fatto il mondo), o del giudizio sull’aspetto fisico che viene sempre prima di quello sulle capacità e i contenuti, e così via. Tutti atteggiamenti che puntano a una sola direzione: far sentire inadeguate le donne che provano ad avvicinarsi alla musica. È evidente che quando un ambiente si rivela così inospitale o peggio ancora tossico, e quando c’è un alto rischio di rendere psicologicamente stressante una cosa che dovrebbe solo far star bene e dare soddisfazione, per una ragazza è più semplice e conveniente rimanere nella sua “safe zone” e rinunciare a mettersi in gioco.”
Inoltre la cultura americana spesso abbraccia l'innovazione e la sperimentazione di nuovi generi, incoraggiando gli artisti e le artiste a esplorare nuovi territori musicali. In Italia, dove tradizione e storia svolgono un ruolo centrale nella cultura, c’è una maggiore resistenza al cambiamento che limita le opportunità per le artiste che desiderano rompere gli schemi tradizionali.
Negli ultimi anni, sono nati nuovi movimenti femministi, come #MeToo, e l'industria musicale americana ha assistito a un aumento del sostegno di tutti questi movimenti. In Italia invece, come ben sappiamo, c’è ancora bisogno di un cambiamento culturale più profondo per affrontare le disparità di genere in modo efficace.
Il divario di successo tra le donne nell'industria musicale americana e italiana è il risultato di una combinazione di fattori culturali, economici e sociali. Mentre le donne americane hanno navigato con successo attraverso una scena musicale competitiva e dinamica, le artiste italiane potrebbero affrontare sfide più grandi in un contesto culturale e industriale diverso.
Tuttavia, è importante riconoscere che il panorama sta cambiando, e con un impegno continuo per la parità di genere e il sostegno alle artiste emergenti, l'Italia potrebbe vedere un aumento del successo delle sue donne nell'industria musicale.
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