La florigrafia è l’usanza che si
sviluppò nell’Ottocento di
comunicare attraverso fiori e
composizioni floreali.
Questa modalità di espressione
dei propri sentimenti venne
avviata da Mary Wortley
Montagu, la moglie
dell’ambasciatore inglese a
Costantinopoli.
Durante il suo soggiorno in
Medio Oriente (dal 1716 al
1718) lei infatti iniziò ad
interessarsi all’usanza turca del
selam, cioè attribuire significati
e simbologie a oggetti e fiori, e
iniziò a trattare di quest’ultima
nelle sue lettere.
Nei primi anni del 1800 poi
vennero pubblicati in Europa i
primi libri sull’argomento: il
più famoso fu “Le language des
fleurs” di Charlotte de Latour,
pubblicato a Parigi nel 1819.
Principalmente in Russia
vennero pubblicati, sempre in
quegli anni, veri e propri
dizionari dei fiori, grazie ai
quali si riuscivano a comporre
bouquet con significati ben
precisi e nascosti, da poter
regalare alle proprie innamorate.
Ma ovviamente l’usanza di
attribuire significati ai fiori
risale anche a prima
dell’Ottocento.
Per esempio la rosa era
consacrata a Iside e, perciò,
nell’antichità era stata sempre
simbolo di eretismo. Ciò venne
poi in contrasto con l’usanza del
Medioevo di associare la rosa
rossa a Gesù e quella bianca alla
Madonna.
Anche i gigli, simbolo di
purezza e santità, venivano
spesso ricondotti a Maria e agli
angeli, infatti si può notare da
vari dipinti rinascimentali come
l’arcangelo Gabriele venga
spesso raffigurato con un giglio
in mano.
Il narciso è un altro fiore con
una simbologia molto antica:
infatti esso rappresenterebbe
grande autostima e sicurezza.
Questo significato deriva dal
mito greco di Narciso, un
giovane che rifiutava tutte le
ragazze che si innamoravano di
lui, in quanto non le riteneva
all’altezza della sua bellezza. Ma
a causa di questa sua superbia un
giorno venne colpito da una
maledizione e si innamorò della
sua stessa immagine riflessa
nell’acqua, e successivamente
annegò cercando di
raggiungerla. Le violette
invece, già nell’epoca rococò e
all’inizio del Settecento, erano
simbolo di modestia, e
venivano indossate dalle
giovani ai balli di corte e
regalate dai ragazzi per
conquistare le fanciulle. La
violetta era anche il simbolo
della casata dei Bonaparte: ciò
era per la grande passione che
Giuseppina nutriva per esse,
tanto che le fece ricamare sul
suo abito di nozze e dopo la
sua morte Napoleone iniziò a
indossare un medaglione con
dentro delle violette raccolte
sulla sua tomba, al fine di
ricordarla. Al famoso
condottiero si ricondurrebbe
anche la frase che avrebbe
detto, ovvero che sarebbe
tornato dal suo esilio all'isola
d’Elba una volta che le violette
sarebbero fiorite. Altra pianta
con un importante significato
nel Settecento erano le
camelie, arrivate dall’Oriente a
Caserta nel 1760, portate dalla
ricca famiglia dei Borbone.
Questi fiori erano simbolo di
grande sensualità, significato
dato dal libro “La signora delle
camelie” di Alexandre Dumas,
romanzo che ispirò
successivamente “La Traviata”
di Verdi.
Ora che avete letto questo
articolo finalmente sapete
come comporre al meglio il
vostro bouquet, e sapete che
se siete troppo timidi per
esprimere i vostri sentimenti a
parole, potete farlo attraverso i
fiori.
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