Quest’estate, mi sono cimentata nella realtà, a me fino ad ora sconosciuta, che è la lettura
dei classici. Non so spiegare da dove esattamente sia comparso questo mio nuovo
interesse ma, nel mentre, mi sono perdutamente innamorata della letteratura gotica.
Non capivo esattamente perché ma c’era qualcosa che mi catturava particolarmente delle
letture, e non parlo solo del meraviglioso stile di scrittura, no, la letteratura gotica mi
parlava.
Sarà che io non sono mai stata una persona particolarmente integrata nei gruppi durante
la mia infanzia, ma in quei personaggi contorti e rifiutati dalla società, ci vedevo qualcosa
di estremamente personale, o forse era semplicemente la prima volta che in dei classici
vedevo personaggi che non erano perfetti, ma che condividevano i miei stessi difetti. In
ogni caso, come ogni volta che mi prende un nuovo interesse, mi sono lanciata in un
binge-watching di video che analizzavano i classici gotici. È stato un evento particolare,
però, che mi ha spinto a scrivere di quello di cui parlo in questo articolo, ed è stata una
conversazione con Milli.
Milena, Milli, fa parte delle persone che conosco grazie al gruppo giovani di Arcigay. Ha
un po’ di anni in più di me - anche se siamo entrambe nel gruppo giovani - e quindi il liceo
l’ha finito da un bel pezzo. Quando le ho parlato di letteratura gotica, come ad altrettante
persone del gruppo, le si sono illuminati gli occhi. Ed è allora che mi sono posta la
seguente domanda: c’è qualcosa che accomuna la comunità queer e la letteratura gotica?
Non c’è bisogno di dire che ho trovato una miniera d’oro facendo questa ricerca.
Partiamo dal classico che conosco meglio - sono in quarta liceo e, a parte averlo letto, ci
ho fatto una verifica a riguardo recentemente, quindi ho avuto modo di fare parecchia
introspezione sul tema con la mia prof di inglese - Frankenstein di Mary Shelley. Non dò
per scontato che tutti ne conoscano la trama, quindi vi faccio un brevissimo sunto della storia. Il dottor Frankenstein conduce un
esperimento per creare vita umana dal nulla e ciò porta alla creazione di una creatura
(permettetemi la ripetizione, anche se la prof Casali lo chiamerebbe “poliptoto”, in questo
caso suona proprio male) di aspetto piuttosto brutta e grezza. La creatura, rifiutata dalla
società, decide di vendicarsi sul genere umano commettendo una serie di atrocità.
Avessi tempo mi lancerei in un complesso quadro psicologico del dottore ma, essendo che
sto parlando di tutt’altro, direi che non è il caso. Mi voglio concentrare piuttosto sulla
creatura come reietto della società. Il tema dell'estraneità dalla società (da specificare,
non per scelta sua ma per una serie di circostanze) è un elemento chiave dell’opera.
Frankenstein non è un libro per quelli che nella società si trovano comodi, ma piuttosto
per chi con essa ha qualche conticino in sospeso. Mary Shelley vuole farci empatizzare
con la creatura, che nella società non ha un posto; vuole farci capire che, nonostante le
differenze, si merita un posto nella società. Questa retorica a noi ora pare trita e ritrita,
ma bisogna considerare il contesto dell’epoca. Quella che successivamente è stata
chiamata comunità LGBT (ma che ovviamente esisteva da prima), in quei tempi, non
aveva un posto nella società. Notate bene, non sto dicendo che Mary Shelley avesse
quello come intento nel libro, realisticamente è alquanto improbabile, bensì che c’è un
motivo per cui molte persone queer si ritrovano nel libro, specialmente nei discorsi che fa
la creatura.
Parlando di Frankenstein, non posso che parlare di Dracula. L’intera figura del vampiro,
soprattutto agli inizi del loro esordio in letteratura, è sempre stata associata al contesto
queer. C’è un qualcosa di estremamente intimo nel morso del vampiro (che infatti nella
cultura più recente, basti pensare a Twilight, è spesso simbolo del consolidamento di una
relazione) ed il conte Dracula morde sia uomini che donne. Il tema della non-eterosessualità
descritto con la metafora del vampiro, ovviamente, non è delle più positive, ma è pur
sempre provocatoria, suscita una riflessione, ed è estremamente moderna per i suoi tempi
(un saluto ai miei amici puritani che hanno deciso di influenzare pesantemente la cultura
britannica facendo diventare i capelli lunghi un qualcosa di peccaminoso).
Resta spesso inosservata, però, un’altra opera, la stessa da cui Stoker ha preso ispirazione,
ovvero Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu. La protagonista dell’opera, Laura, è
evidentemente innamorata della “giovane” (si fa per dire dato che è un vampiro) Carmilla.
Il vampiro, in questo caso donna, sceglie come sue prede solo soggetti femminili. La
relazione tra Carmilla e Laura è chiaramente romantica (anni di eteronormatività
cancelleranno loro e Achille e Patroclo) ed il classico è andato dimenticato.
L’ultimo libro a cui mi voglio dedicare è il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, classico
con la C maiuscola. Prima che qualche bibliofilo, palesemente più esperto di me, venga a
linciarmi, lo so che non è considerato da tutti un'opera appartenente alla letteratura gotica,
ma per alcuni sì, quindi lo includo ugualmente. Tralasciando l’intera storia biografica di
Wilde (di cui onestamente potrei parlare per ore), il libro presenta un sottofondo queer in
maniera completamente diversa rispetto agli altri libri sopracitati. La relazione tra Basil e
Dorian, non solo si potrebbe leggere come romantica, ma è da leggere romantica. L’autore
ha effettuato una serie di censure al libro nel corso del tempo e, se leggessimo i tagli
effettuati, non solo ci renderemo conto del vero significato della relazione tra i due, ma
anche di come Wilde fosse consapevole delle implicazioni che pubblicare un libro simile
comportava.
Ci tengo a specificare, prima di concludere questo articolo, che l’aspetto queer non è
l’unico tema dei libri di cui ho trattato, semplicemente volevo dedicarmi a questo aspetto
nello specifico, e non li sto nemmeno etichettando come “libri gay”.
In conclusione, spero di aver descritto al meglio i collegamenti tra la letteratura gotica e
la comunità queer e ancora mille volte grazie a Milli per la vagonata di appunti e dettagli
che mi ha donato per realizzare questa mini-ricerca.
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