"You are consumed. You are the product of television". Forse non ci aspetteremmo di leggere una simile scritta su uno schermo televisivo, eppure è esattamente ciò che successe negli
anni '70 negli Stati Uniti.
I video artists Richard Serra e Carlota Fay Schoolman
realizzarono un cortometraggio di 6 minuti all'interno del quale scorrevano su un fondale blu delle scritte bianche, accompagnate
da una musica da ascensore. L'estetica minimal venne adottata
per creare una contrapposizione tra forma e contenuto, infatti, Television delivers people (1973) critica la prassi televisiva che punta all'indottrinamento del consumismo e alla mercificazione del pubblico.
Serra e Schoolman acquistarono uno spazio televisivo nel 1973 in Texas e nel 1979 a Chicago, mandando in onda Television delivers people (1973) sulle televisioni statunitensi.
Il termine "mass media" viene usato per quei medium che possono arrivare a masse di persone. Negli anni '70 il mass media più potente negli USA era la televisione, la quale mediava tra l'inserzionista (chi acquista uno spazio pubblicitario) e 20 milioni di individui al minuto.
Il pubblico paga il privilegio del canone televisivo per vendersi ai messaggi pubblicitari veicolati dalle trasmissioni commerciali, il cliente è l'inserzionista e tu il prodotto.
La televisione è educativa, nel senso che insegna qualcosa. Ciò a cui ti addestra è il materialismo, la cui propaganda è controllata dall'oligarchia delle multinazionali.
La tv è il primo strumento per la gestione della domanda del consumatore, di conseguenza il controllo sul broadcasting è
un esercizio di controllo sulla società.
Il 65% delle notizie veniva fornito dalla televisione, ergo la programmazione televisiva dominava l'esposizione di idee e informazioni. Dettava come giudicare, come pensare e chi odiare. Non è importante l'informazione, quanto più come e
cosa mostrare.
Le corporazioni non rispondono al governo né ai loro
lavoratori e nemmeno ai loro azionisti (cioè chi detiene
almeno una quota delle azioni di una società, spesso neanche
sapendo in quali dinamiche vengano coinvolte). Le multinazionali mitigano l'informazione. Ogni dollaro speso dall'industria televisiva per trasmetterti un messaggio corrisponde a quattro dollari spesi da te per riceverlo.
Tu paghi per consentire a qualcun altro di scegliere al
posto tuo.
"You are the product of television. Television delivers people."
Della pericolosità che vi è dietro l'edonismo televisivo se n'è ampiamente discusso ben prima di Serra e Schoolman. La critica alla televisione iniziò ad essere materia di interesse già negli anni '50, per poi diventare argomento quotidiano una decade dopo. In Italia la critica alla televisione fu oggetto di grande coinvolgimento, soprattutto grazie a personaggi del cinema come Pasolini, Fellini, Elio Petri, Zeffirelli e Moretti, i quali più volte si esposero sulla pericolosità dell'omologazione, sui cambiamenti sociali e relazionali che essa avrebbe portato.
Durante tutto il Novecento ci sono state avanguardie di artisti e pensatori che hanno criticato il sapere istituzionale e
istituzionalizzato.
Prima della televisione fu criticato il cinema, i giornali e le accademie, in quanto mezzi di comunicazione ed educazione che vennero usati anche per l'esercizio del potere e il controllo di esso. Chi detiene questa egemonia fa in modo tale di adattarsi ai nuovi strumenti di comunicazione: nel 2000 la fascia di età più redditizia per le multinazionali, quella compresa tra i 18 e i 35 anni, iniziò a diventare sempre più difficile da raggiungere. Con l'ascesa di Internet, i giovani smisero di guardare la tv e di ascoltare la radio, così le compagnie iniziarono a spostarsi sui social. Piattaforme come Instagram e TikTok, condividono con gli inserzionisti i nostri dati personali come il nostro nome, la nostra data di nascita e anche il nostro indirizzo. Meta raccoglie anche i dettagli della tua rete, il tipo di connessione e le sequenze dei tasti della tua tastiera. Ha inoltre accesso agli altri dispositivi collegati alla tua connessione, così come il modo in cui interagisci con questi, monitora gli account e gli hashtag, osserva la frequenza e la durata delle tue interazioni, traccia le transizioni nel momento in cui decidi di comprare prodotti su uno dei loro social. Anche se non li utilizzi attivamente, gli altri siti che visiti condividono la frequenza con la quale li visiti, quali marchi e stili hai visualizzato e quando consideri di spendere, consentendo ai social media di indirizzarti verso pubblicità che mostrano i prodotti che hai cercato precedentemente.
È evidente che la preoccupazione principale è il profitto, non la tua esperienza.
Questi dati vengono venduti, per esempio, a multinazionali di moda. Da questi brand vengono fatte delle previsioni con un anticipo di due anni su quali tessuti, materiali e colori vorremmo comprare, ciò significa che quello che indossiamo è stato previsto anni prima che decidessimo di comprarlo. La moda è così dipendente da queste previsioni che la vera creatività, novità e immaginazione sono completamente irrilevanti. Tutti i trend che riteniamo alla moda sono per lo più stili andati di moda precedentemente riproposti sotto un altro nome o sono frutto di previsioni compiute dalla vendita dei nostri dati.
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