Stiamo sempre più entrando nel vivo del periodo natalizio: prime decorazioni, corsa ai regali, clima freddo, bevande calde e l’atteso momento di pausa dalle attività scolastiche per rifiatare qualche settimana.
Probabilmente ognuno di noi, possiede delle proprie tradizioni familiari per celebrare al meglio questo periodo eccezionale dell’anno, con usanze ricorrenti e radicate nella nostra cultura, come ad esempio il pranzo e cena di Natale, il ritrovo dei parenti, lo scambio dei regali e l’addobbo dell’Albero.
In origine il Natale nacque come un culto pagano in onore del dio Mitra (il sol Invictus), rappresentate del sole e della vittoria della luce sulle tenebre. Quest’ultimo aspetto è sicuramente uno dei tratti in comune con il Cristianesimo, infatti successivamente, intorno al IV secolo d.C, la festa pagana venne integrata con le festività cristiane, assumendo connotati religiosi, collegati alla nascita di Cristo.
Accantonando il significato religioso e simbolico del Natale, è utile sottolineare anche l’aspetto commerciale di questa festa, dato che da ormai un secolo, si è tramutata in uno dei fulcri commerciali più importanti del periodo invernale e colonna portante di varie campagne di marketing.
Sin da fine novembre i più disparati esercizi commerciali, cercando di seguire il flusso natalizio, si adattano al clima che aleggia per le città, offrendo agli acquirenti beni e servizi correlati con il Natale. Situazione che dilaga nel consumismo più sfrenato, fenomeno parecchio diffuso in Italia e in generale in tutto l’Occidente.
Dunque nel nostro Bel Paese la tradizione cristiana ed il lato commerciale del Natale vengono a fondersi e unirsi, dando vita a varie tradizioni e usanze per festeggiare questa ricorrenza, ampiamente conosciute e praticate da tutta la popolazione e da tutte le fasce di età. Sicuramente, però, si è molto meno a conoscenza delle tradizioni natalizie in realtà e delle culture lontane dalla nostra, le quali celebrano il tutto con modalità molto diverse da quelle a cui siamo abituati.
Il Natale è infatti molto diffuso in tutto il globo, e celebrato quasi dappertutto. Questo processo è sicuramente stato favorito e causato dalla globalizzazione, che ha portato al contatto tra culture e lo scambio reciproco di simboli e usanze tra esse.
Sicuramente nei paesi cristianizzati questa ricorrenza invernale è molto più sentita e pregna di significato, ma ciò non esclude la sua esistenza anche in zone del mondo che abbracciano altri culti o che appaiono lontane dalla realtà alla quale siamo abituati.
Ne è una dimostrazione l’Africa. Il continente nero, nonostante la presenza di vari culti molti variegati al suo interno, è stato teatro di missioni cattoliche svolte da missionari, al fine di convertire le popolazioni. In parte questo intento riuscì, e permise di conseguenza la diffusione del Natale come festa da celebrare, abbracciando molte delle culture presenti in Africa, chiaramente adattandosi ad esse, ma senza perdere i suoi valori più importanti, come ad esempio l’unione tra individui e il riposo dal lavoro.
In particolare in Africa centrale, il Natale coincide con la fine della raccolta del cacao, perciò i lavoratori delle piantagioni possono ritornare dalle loro famiglie e godersi qualche giorno di sosta dall’attività lavorativa.
In Nigeria è presente una differenza di genere per quanto concerne le celebrazioni natalizie, infatti le donne sono protagoniste di canti e danze folkloristiche, che variano in base al gruppo etnico di appartenenza, mentre invece gli uomini si esibiscono con maschere di legno in sfilate per i più piccoli.
Persino la tradizione dell’albero di natale è diversa rispetto all’Occidente , perché al posto del classico abete, vengono prodotti degli alberelli grazie all’intreccio di foglie di palma andando a formare un arco, che verrà poi guarnito di fiorellini bianchi, di una specie che sboccia proprio a Natale.
Festeggiare il Natale in spiaggia è probabilmente il sogno di molti, ma è realtà in Sud Africa, dato che coincide con il periodo estivo. Dopo la tipica messa natalizia, viene messa in scena una grande fiaccolata sulle rive dell’oceano, per poi passare tutta la notte in compagnia di amici e dei propri cari. Un'usanza molto diffusa è quella di lasciare la porta della propria abitazione sempre aperta, affinché chiunque possa entrare e trascorrere del tempo in compagnia. Un gesto che fa trapelare un grande senso di umanità.
In Sud Africa, il dono più gradito è il cibo, sia crudo che cotto, che deve essere rigorosamente abbondante come segno di buon auspicio per il futuro.
Strano ma vero, anche in Giappone il clima natalizio è molto sentito, essendo un periodo di felicità e riposo, quasi privo del tutto del significato religioso, dato che solo l'1% della popolazione è cristiana.
Il 24 dicembre, ad esempio, per i nipponici rappresenta la festa degli innamorati e delle famiglie. È consuetudine recarsi fuori casa per gustarsi del pollo fritto e una tipica torta (Christmas Cake) decorata con immagini di Babbo Natale.
Un’altra differenza sostanziale è che lo scambio dei doni, avviene solo tra innamorati, e non si estende a tutta la rete di conoscenze che possediamo.
Il Natale conosciuto da noi occidentali come festa commerciale è stato importato in Giappone dagli Stati Uniti, ed è rimasto soltanto nel suo significato economico, ma socialmente è poco rilevante per la popolazione locale.
Nell’Est Europa la tradizione indica come date importanti il 6 e 7 dicembre, dove si festeggia San Nicola, portatore di dolcetti per i bambini, contrapposto però alla figura del Krampus, un essere demoniaco dalle sembianze di un caprone e portatore di violenza e disordine. Un vero e proprio “babbo cattivo”.
Nel nord – est europa , durante questi giorni, è probabile incontrare per le strade delle città questi personaggi mostruosi, che inseguono e spaventano la gente verso il calare della giornata e l’arrivo della notte. È usanza costruirsi la propria sofisticata e pesante maschera da diavolo (con tanto di corna) e indossare una avvolgente veste di caprone per proteggersi dal freddo.
Nelle città più importanti vengono svolte vere e proprie sfilate, con tanto di frustate al pubblico e giochi con il fuoco, per evocare l’antica contrapposizione tra il bene (San Nicola) e il male (i Krampus).
Per i più piccoli è da tradizione mettere delle scarpe fuori dalla porta, ed a seconda del proprio comportamento durante l’anno, al loro risveglio troveranno all’interno dei dolci o dei rametti secchi.
Natale ai Caraibi? Sembra il nome di un film comico italiano, ma è pura verità. Le figure più simboliche sono due: San Nicola (figlio della dominazione olandese ) e Goedoe Pa, il portatore di doni e poesie per i bambini, sempre nelle ricorrenti scarpe, che devono essere ben lucidate. I due vengono denominati dai locali come il bianco e il nero, e sono simbolo della duplice etnia della popolazione.
In Martinica e Suriname la pianta più simile ad un abete, è il Filao, o pino Australiano, addobbato a dovere con palline, campanelline e varie decorazioni. Tra le vie delle cittadine del Puerto Rico la colonna sonora è una sola: Feliz Navidad di José Feliciano, símbolo pop per i portoricani.
Le tradizioni natalizie diverse e lontane dalla concezione occidentale non si esauriscono certamente qua, ma è doveroso tenere sempre a mente che ciò che per noi rappresenta la “normalitá” non è altro che frutto della storia e cultura del paese in cui viviamo, perciò è importante conoscere più realtà possibili diverse dalla nostra, anche se antitetiche, per favorire così una apertura mentale ed accettare di buon grado le differenze e discrepanze che inevitabilmente sorgono nella varietà della nostra razza: il genere umano.
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