Molti conoscono il Natale solo da un punto di vista cristiano, ovvero come la nascita di Gesù, seppur ormai stia perdendo sempre più anche questo significato, a causa della laicizzazione della società odierna.
Ma, a parte ciò, si ignora totalmente come il Natale stesso, inteso come festa cristiana, si rifaccia ad altre festività ancora più antiche, cioè il Sol Invictus per i Romani (celebrato il 25 dicembre) e lo Yule per i Germani (il giorno del solstizio d'inverno).
Dallo Yule ebbero origine personaggi e tradizioni che col passare dei secoli e con la cristianizzazione dei territori nordici si fusero con la fede cattolica e contribuirono a creare figure che ancora oggi caratterizzano i nostri Natali.
Per esempio, in quel giorno si narrava che il dio Odino, con altre divinità e guerrieri, tenesse una battuta di caccia. Perciò i bambini in quel periodo riempivano i loro stivali di paglia per sfamare Sleipnir, il cavallo a otto zampe del padre degli dèi, per poi lasciarli vicino ai caminetto delle loro case dal momento che, in cambio della gentilezza dimostrata nei suoi confronti, Odino lasciava loro regalini e dolciumi. Ancora oggi, infatti, i bambini del Nord d'Europa appendono le loro calze al caminetto, nella speranza che San Nicola le riempia di regali. Lo stesso San Nicola, dalla
barba lunga e bianca e con un bastone, ricorda la raffigurazione di Odino come viandante.
Anche l'albero di Natale, in questo periodo protagonista indiscusso dei nostri salotti, trova le sue origini nel folklore. L'albero è sempre stato oggetto di vari culti, anche di quello norreno, per il quale in particolare l'abete era sacro a Odino. Esso era inoltre ritenuto magico dai popoli nordici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nei mesi più bui, in cui il sole spariva quasi totalmente, e per questo nel periodo antecedente e successivo allo Yule molti abeti venivano tagliati e portati a casa per poi essere decorati con frutti, per auspica-
-re la fertilità degli alberi nelle belle stagioni.
L'albero era anche simbolo di vita per i Germani, i quali, per l'appunto, immaginavano il mondo strutturato come un frassino (Yggdrasill). Tale visione della pianta venne ripresa dalla religione cristiana, che la adottò come simbolo di rinascita o della croce di Cristo.
Infine, i simpatici aiutanti di Babbo Natale si rifanno sicuramente agli elfi della mitologia norrena, però solo nel 1800 iniziarono ad essere affiancati a quest'ultimo con il compito di fabbricare i regali da distribuire nella notte della Vigilia.n Islanda, però, queste creature vengono associate da molto più tempo al Natale: da molti secoli, e ancora oggi, si crede nell'esistenza di tredici Jolasveinar (letteralmente “amici del Natale") figli di Gryla, un'orchessa che divorava i bambini. Gli Jolasveinar, che inizialmente facevano scherzi e spaventavano i più piccoli, fanno visita uno per volta nelle case dei ragazzini dal 12 dicembre fino alla vigilia di Natale, e ognuno di loro lascia un regalo all'esterno delle loro abitazioni. Le origini delle tradizioni natalizie odierne hanno quindi radici molto più antiche di quelle che si pensa, e sono il risultato della fusione di più culture e religioni, è perciò importante conoscerle, o per lo meno è interessante, poiché molto lontane dalla nostra cultura e credenze, e inoltre possono portarci ad avere una visione più completa del Natale.
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