E la zucca si trasformò in una carrozza.
Sia adulti che bambini sono a conoscenza della fortuna che ha toccato la bionda che è passata da pulire le scale della sua stessa casa a vivere nella bambagia accanto al fatidico principe azzurro.
Il famoso vissero tutti felici e contenti che conclude una storiella che deve far credere al vero amore.
Un finale abbastanza scontato in cui il bene, interpretato da Cenerentola, vince sul male, costituito dalla Matrigna e dalle due sorellastre, dipinte con una serie infinita di aggettivi negativi come brutte, senza pregi, vanitose, stupide, invidiose, gelose…
Secondo il fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, il bene e il male sono concetti legati alla nostra psiche. Secondo lui, nel mondo esistono delle norme morali che prevedono il controllo degli impulsi negativi e che spingono l’individuo a seguire le regole della società.
Dunque il bene è l’insieme dei comportamenti presi per adattarsi e mantenere l’armonia reprimendo gli istinti primitivi e, al contrario, nel male queste forze negative prendono il sopravvento causando caos.
Ma, tornando alla fiaba, è possibile avere solo dei difetti e nessun pregio?
Per questo voglio spezzare una lancia a favore di Anastasia e Genoveffa, che erano solo delle adolescenti.
In questo periodo della vita è normale avere atteggiamenti simili a quelli avuti dalle due sorellastre.
Scegliere e desiderare vestiti costosi, cimentarsi in nuove attività come il canto e suonare il piano, azioni negative di cui poi ci si pente…
É normale fare degli errori ed è altrettanto rilevante rendersene conto.
Anastasia e Genoveffa trattano male Cenerentola, prendendola in giro e dandole ordini ventiquattro ore su sette, ma non lo fanno senza un motivo.
È infatti presente un sentimento di invidia scaturito dalla bellezza e dalla gentilezza senza pari di Cenerentola. Il loro sentirsi, nel profondo, costantemente inferiori a lei le porta ad assumere atteggiamenti sbagliati.
L’elemento dell’invidia è anche presente nel Canto XIII della Divina Commedia di Dante Alighieri, che la presenta come uno dei sette vizi capitali, punito nel Purgatorio, dove le anime degli invidiosi camminano con le palpebre cucite da fili di ferro per simboleggiare la cecità nella vita che hanno passato non riuscendo a vedere il bene altrui senza considerarlo dannoso per il proprio.
Anche nella versione dei fratelli Grimm le invidiose sorellastre sono punite severamente. Quando infatti si recano al matrimonio di Cenerentola delle colombe cavano loro gli occhi causando la cecità.
Ma nonostante questo Anastasia e Genoveffa rispecchiano quasi completamente tutte le caratteristiche di un’adolescente. Quella estranea a quel mondo è proprio Cenerentola. Loro due hanno voglia di vivere l’amore, di trovare qualcosa in cui sono brave, ma sono anche affette da sentimenti negativi che qualsiasi adolescente ha provato almeno una volta.Cenerentola, al contrario, non reincarna per niente l’immagine di una ragazza nel pieno dell’adolescenza. È sempre gentile, senza difetti e brava in qualsiasi cosa. In poche parole è perfetta, e supponendo anche che la perfezione esista, figuriamoci se è presente in un ragazzo e non in un adulto pieno di esperienze.
Vi chiedo anche di immaginarvi al posto di Anastasia e Genoveffa, chiusi in una stanza in cui tutti gli occhi sono puntati verso una persona a voi vicina. Sembrate scomparire e tutti non fanno altro che parlare ed elogiare solo le qualità di questa persona che tutto ad un tratto sembra un miraggio e quindi priva di difetti.
Scommetto qualsiasi cosa che nessuno reagirebbe facendo dei salti di gioia.
Chi vorrebbe essere catturato dal buio e ignorato dal resto del mondo?
E il primo sentimento a cui penso immedesimandomi nelle due sorelle è proprio l’invidia.
Dunque si tratta solo di due ragazze che cercano il loro principe azzurro, che le rifiuta perché ammaliato da un’altra, e questo vale soprattutto per Anastasia, che secondo la Disney si innamora di un panettiere e chiede aiuto a Cenerentola per conquistarlo. Ma il sentimento di inferiorità nei confronti di lei persiste tanto da causare esitazione nel chiederle dei consigli.
Il sentimento di inferiorità, secondo Freud, può derivare da esperienze dell’infanzia, come dalla mancanza di affetto che può far nascere un senso di inadeguatezza nell’individuo.
Ciò si può facilmente collegare alla vita delle sorellastre, succubi dalla Matrigna, ossessionata dallo status sociale e a cui sembra non importare nulla del benessere emotivo delle figlie. Addirittura le esorta ad odiare Cenerentola perché a conoscenza del fatto che in confronto a lei loro due valgono poco. Non sembra quindi essere presente la componente dell’affetto e del rapporto amorevole nella famiglia.
É anche per questo che Anastasia e Genoveffa assumono atteggiamenti negativi e, rappresentate stupide e sciocche, pensano di essere amate dalla Matrigna come dovrebbe fare una madre ed è per questo che appoggiano qualsiasi sua decisione.
Dunque, in fin dei conti erano solo delle adolescenti.
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