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Rapido 904

Greta Arrigo

È scuro fuori, forse perché in inverno fa buio presto, o forse il treno è semplicemente entrato in galleria. Tutti sono rilassati e chiacchierano tra di loro, poi, all'improvviso, un grande boato irrompe dal nulla. Grida, pianti e imprecazioni spezzano la tranquillità

È il 23 dicembre e qualcosa sul Rapido 904 è esploso

Buongiorno a tutti, sono Greta e ho deciso di aprire una rubrica di True Crime, dato che è un argomento che mi ha sempre interessato molto e credo sia importante conoscere ciò che succede nel mondo. In questo primo articolo tratterò la storia di una delle più grandi stragi italiane avvenute nel ventesimo secolo

Ci troviamo nel 1984, periodo in cui l'Italia sta combattendo sotto la guida di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro la mafia, che si è ormai espansa in tutta la penisola. La criminalità organizzata ha già messo in atto diversi attentati e omicidi per consolidare il proprio potere, abbiamo assistito alla morte di Dalla Chiesa nell '82 e nell '83 a quella di Chinnici, ma ciò di cui parleremo oggi è più di un semplice attacco terroristico. Sono le sette del pomeriggio e il treno Rapido 904, che parte da Napoli e ha come destinazione Milano sta entrando nella galleria denominata Degli Appennini" perché situata tra San Benedetto Val di Sambro e Vaglia, la stessa che una decina di anni fa ha ospitato la "Strage dell'Italicus"

I passeggeri si riposano nelle loro poltrone e parlano allegramente delle festività in arrivo, mancano infatti solo due giorni a Natale ed è proprio per questo che il treno è ricco di famiglie in viaggio pronte a passare le vacanze natalizie con i propri parenti. Le valigie che alloggiano sulla cappelliera sono piene di regali e vestiti pesanti, pronti a coprire dal gelo dell'inverno di Milano. I bambini giocano tra loro raccontandosi di ciò che hanno chiesto a Babbo Natale, le madri sorridono al vedere la tranquillità dei loro figli. Tra di loro c'è Giuseppina Garofalo, madre di due bimbi piccoli originaria dell'Italia meridionale che sta raggiungendo la famiglia per passare insieme le festività

Tiene sempre d'occhio i suoi piccini che ridono insieme mentre giocano con i loro giocattoli, quando all'improvviso uno scoppio fortissimo le fa suonare le orecchie; subito tutto va in frantumi: il vagone salta in  aria portando con tutti i suoi passeggeri, il treno arresta la sua corsa e comincia l'incubo di più di 690 persone

È tutto buio, la galleria nasconde ogni fascio di luce che potrebbe esserci in una serata di dicembre, non si vede nulla, eppure quello che segue è un attimo di silenzio assordante, seguito da laceranti urla di dolore,stridii devastanti e pianti isterici, è una scena apocalittica che molti sopravvissuti hanno descritto come piena di caos e terrore puro. Chi cerca una via di fuga si trova bloccato da porte deformate e macerie dappertutto: vetri, fili metallici, materiali ferrei e il legno dei sedili. Le persone bloccate sotto le macerie allungano le braccia, sperando di essere raggiunte da un angelo che le salvi, mentre i cadaveri, per cui ormai non si può fare nulla

giacciono tra le grida in un silenzio che nasconde mille parole

Giuseppina si guarda intorno stordita dal frastuono, ed è proprio ora che vede il corpicino flebile di suo figlio di soli 4 anni che ha esalato il suo ultimo respiro. Il dolore di una madre che perde suo figlio davanti ai suoi occhi, il dolore di un sacco di famiglie che hanno visto i loro cari sotto le macerie, il dolore che si respira il 23 dicembre 1984 è ciò che noi oggi ricordiamo di questa strage


I soccorritori hanno difficoltà a raggiungere il luogo, data la poca accessibilità della galleria; quando arrivano trovano i cadaveri di 16 persone e altrettante 260 ferite sotto le macerie, difficili da tirare fuori a causa del peso eccessivo dei detriti. Vigili del fuoco, forze dell'ordine e volontari si adoperano a salvare e aiutare più gente possibile, dando una speranza a tutte le vittime

Lo scopo dell'attentato, organizzato da Cosa Nostra, era quello di spaventare i civili innocenti così da sottolineare la sua invincibilità, in più era anche un diversivo per distrarre le forze dell'ordine dalle indagini in corso sulla criminalità organizzata. A capo di tutto c'era Giuseppe Calò, collaboratore del boss mafioso Totò Riina, che verrà poi condannato al carcere a vita sotto l'accusa di essere l'organizzatore del colpo. Il processo di appello si concluderà nel 1992, quando Calò e Cercola, suo stretto collaboratore, riceveranno l'ergastolo; mentre Di Agostino e Schaudinn, che hanno preso parte all'attentato, verranno condannati a 28 e 25 anni di reclusione rispettivamente

Ogni anno si tengono eventi commemorativi di ciò che è successo il 23 dicembre, per non dimenticare e tenere vivo il ricordo di tutte le vittime della strage che hanno vissuto un incubo indelebile che ha per sempre 

cambiato la loro vita

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