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Roe VS Wade

Amani Nasreddin

Benvenuti cari lettori e care lettrici in questa nuova rubrica del giornalino scolastico del Tenca; una rubrica che tratterà dei processi legali più famosi della storia, con tematiche diverse di volta in volta. 

Il primo processo legale di cui vi parlero’ oggi viene ancora considerato una “pietra militare” nella giurisprudenza statunitense sull’aborto; si tratta del processo Roe VS Wade. 

Ma partiamo dagli inizi, da prima degli anni 70. In questo periodo, l’aborto veniva disciplinato singolarmente da ciascun stato degli USA. Secondo il Common Law americano, l’aborto era rigorosamente proibito in 30 stati. In 16 stati esso veniva praticato solo a certe condizioni -quali deformazioni del feto, stupro e pericolo per la vita della madre-. Soltanto in 4 stati bastava la sola richiesta della donna per abortire il feto. Ribadisco, soltanto in 4 stati bastava il consenso della donna per abortire il feto. 

Chi erano però Roe e Wade? 

Norma McCorvey, alias Jane Roe, era una semplice cameriera americana che ne aveva passate di tutti i colori. Si era sposata a 16 anni con un uomo violento e, mentre rimane incinta con il terzo figlio, viene contattata da un team di avvocatesse, le quali decidono di fare causa al procuratore distrettuale, Henry Menasco Wade. Infatti, loro ritenevano che le leggi del Texas sull’aborto erano incostituzionali. 

Un tribunale speciale del Texas composto da tre giudici ha esaminato il caso e si è pronunciato a favore di Roe. 

Dopodiché, il caso viene portato di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che decide con sentenza del 22 Gennaio 1973. Cio’ che veniva chiesto ai giudici era se la Costituzione Federale riconoscesse l’aborto anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto o di ogni altra circostana che non fosse la libera scelta della donna stessa. Alla fine, la decisione viene presa con 7 giudici a favore e 2 contrari. 

Viene quindi introdotto il diritto all’aborto, anche se non assoluto. Infatti, tale diritto non è mai entrato a far parte della Costituzione Americana, ma si tratta di un diritto emanato con una semplice sentenza. Allo Stato rimane comunque il diritto ad intervenire in circostanze particolari; la sentenza, infatti, stabiliva che l’aborto rimane possibile per qualsiasi ragione la donna voglia, fino al punto in cui il feto è in grado di soppravvivere al di fuori dell’utero materno -intorno a 24 settimane-. Tuttavia, in caso di pericolo di salute per la donna, si puo’ abortire anche nel momento in cui il feto puo’ sopravvivere al di fuori dell’utero. 

Da allora, il popolo americano si è diviso in due: da un lato, i pro-life, coloro che sono contro l’aborto. Dall’altro lato, i pro-choice, coloro che sostengono il diritto della donna, e solo della donna, di decidere se abortire o meno, senza leggi che dettino come si devono comportare. 

Il 24 Giugno 2022, la Corte Suprema degli USA decide di ribaltare la storica sentenza del processo Roe VS Wade, dicendo: “Riteniamo che la sentenza del processo Roe VS Wade debba essere annullata. La Costituzione non fa alcun riferimento all'aborto, e nessun diritto del genere è implicitamente tutelato da alcuna disposizione costituzionale. Questa Corte non può portare alla risoluzione permanente di una polemica nazionale rancorosa semplicemente dettando un accordo e dicendo alla gente di andare avanti". La Corte sostiene anche che, se fino al 20° secolo il diritto all’aborto non faceva ancora parte della legislazione statunitense, non c’è alcun bisgono di introdurlo ora. 

Come conseguenza di questa decisione della Corte, l’aborto oggi è legale in 27 stati. Nel Texas, è stata approvata una legge che vieta l’interruzione della gravidanza dal momento in cui compare il battito fetale -6 settimane-. In Oklahoma è stata approvata una legge che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza a partire dal momento della fecondazione, con le sole eccezioni di incesto, violenza sessuale ed emergenza medica.

Questa sentenza dimostra un arretramento generale degli USA, mentre il resto del mondo cerca di andare avanti. Ha privato a milioni di donne i loro diritti; 1 donna su 3 vive in uno Stato dove l’accesso all’aborto è quasi o completamente impossibile. Concludendo questo articolo, ribadisco che l’aborto rimane un diritto umano e un servizio medico fondamentale e che dovrebbe essere garantito in qualsiasi circostanza, indipendentemente dalla situazione della gravidanza. 




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