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STESSO LUOGO, SGUARDI DIVERSI

Martina Brancaccio

Scommetto che almeno una volta nella vita chiunque abbia partecipato ad una festa con musica assordante di qualità discutibile e talmente tante luci da rendere la stanza simile ad un gigantesco albero di Natale. Se fai parte della maggioranza, allora, forse avrai notato l’eterogeneità di quella massa informe di persone apparentemente tutte uguali ma che, se osservate bene, si comportano in maniera molto diversa. 

C’è chi è venuto con l’intento di trovare una dolce metà perfetta per una notte spensierata e ciondola di qua e di là con il bicchiere in mano, lanciando qualche sguardo di intesa nella speranza che venga corrisposto; c’è chi è stato trascinato lì da amici estroversi e passa la serata a cercare di sentirsi parte di qualcosa che non gli appartiene, bramando il momento in cui potrà finalmente rintanarsi nella sua comfort zone; c’è chi è triste e non vuole darlo a vedere, fingendo di vivere la serata migliore della propria vita davanti al gruppo di amici per poi fissare il vuoto non appena questi distolgono lo sguardo.

Ci sono poi persone che passano il tempo in un angolo, invisibili, osservando. Osservano chiunque gli passi davanti, probabilmente paragonandosi e immaginando quanto potrebbero sentirsi felici se solo non avessero quei difetti fisici che tanto odiano, oppure ricordandosi dei tempi d’oro insieme alla vecchia fiamma. Quest’ultimi, spesso, si danno poi all’alcol per non pensarci e in quel caso può finire principalmente in due modi: possono riuscire effettivamente a rilassarsi per qualche ora (pagando comunque le conseguenze della sbornia la mattina successiva) oppure peggiorare la propria condizione sentendosi ancora più tristi di prima. 

Un numero piuttosto consistente di ragazzi passa il tempo con il telefono in mano, pronto a filmare qualsiasi cosa “instagrammabile” accada attorno e vivendo la serata principalmente attraverso la telecamera del proprio smartphone.

Tra tutte queste categorie di persone ce n’è una particolarmente rara, costituita da chi ha pagato l’ingresso solo ed esclusivamente per sfogare le proprie emozioni in modo sano. Non hanno bisogno di bere: la loro droga è la musica. Si riconoscono subito perché non si preoccupano minimamente di quanto potrebbero apparire scoordinati, poco attraenti o strani. Sono lì solo per ballare. Ballare come viene, ballare male, non importa: l'obiettivo è lasciare che tutta la tensione accumulata nel tempo fuoriesca dal corpo sotto forma di sorrisi e salti a ritmo di musica. Gli sguardi degli altri, che di solito pesano come macigni, gli scivolano addosso come le luci colorate dei proiettori, e finalmente la testa si svuota da tutti i pensieri negativi che si portano dentro, sovrastati dalla potenza delle casse. 

Qualsiasi sia la categoria a cui appartieni non sarai esonerato dal giudizio dei buttafuori: uomini alti due metri e probabilmente capaci di sradicare un albero a mani nude, passano tutta la serata a girare tra le sale da ballo guardando chiunque gli si pari davanti con faccia disgustata, mantenendo l’ordine grazie al timore reverenziale che la loro stazza incute. 

D’altronde, a pensarci, deve essere parecchio noioso passare così tante ore in piedi a controllare che un ammasso di ragazzini ubriachi non faccia danni a sé o a terzi. In ogni caso senza di loro ogni weekend finirebbe indubbiamente in modo tragico. 

Partecipare ad una festa di questo tipo può essere una bellissima esperienza, a patto che si sia in grado di divertirsi e rilassarsi in modo sicuro e che si seguano le regole del rispetto reciproco e del consenso. Se in compagnia di buoni amici, una volta ogni tanto una serata del genere è assolutamente consigliata!

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