Dopo trecentosessantacinque giorni
e trecentosessantacinque notti,
ancora non riesco a scordarmi
di te e ho versato trecentosessantacinque lacrime.
Ho avuto anche trecentosessantacinque dubbi
e trecentosessantacinque paure.
Non rivederti,
quella ha predominato su tutte.
Guardo la luna
e il suo splendore
mi ricorda il tuo sorriso.
Era così raggiante e lucente,
come i tuoi occhi,
che brillano come le stelle.
Ora, solo le costellazioni
vedranno come balli
e ascolteranno il tuo canto,
mentre a noi, miseri esseri umani,
toccherà vivere con il ricordo
della tua voce ormai lontana.
La tua anima, pura e delicata
come un fiore in primavera.
Il male l’ha presa, l’ha distrutta
e l’ha trasformata in una triste e cupa.
Ho cercato di raggiungerti,
per poter ballare insieme
quella canzone che tanto ti piaceva,
ma non potevo sentirla.
Mi hai promesso che mi avresti aspettato,
per poter ballare insieme.
Dopo un anno dalla tua partenza,
sto ancora aspettando il momento,
in cui finalmente mi concederai questo ballo.
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