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Un processo d'amore

Amani Nasreddin

Sapevate che Oscar Wilde, il famoso autore de “Il gigante egoista" (un classico da leggere a Natale) è stato il protagonista di un lunghissimo processo giudiziario

Ci troviamo nel lontano 1891; Wilde, nonostante fosse sposato, aveva un amante, Alfred Douglas, con cui intratteneva una relazione omosessuale. L'autore era all'apice del suo successo e, assieme ad Alfred, viveva nel lusso. Anche se la società vittoriana concepiva l'omosessualità come una perversione, molti confidavano nel fatto che si sarebbe chiuso un occhio su quello che ormai era un fatto di dominio pubblico; Alfred ed Oscar, infatti, venivano sempre visti assieme e tutti erano a conoscenza della loro relazione

La situazione però si complicò quando il padre 

di Alfred, John Douglas, nono marchese di Queensberry, venne a sapere di questo rapporto

John cominciò una vera e propria persecuzione nei confronti di Oscar Wilde. Per costringerlo a lasciare il figlio tentò persino di mandare all'aria una delle sue prime teatrali. Stanco di subire le sue angherie, lo scrittore provò a denunciare John in diverse occasioni, senza 

successo

Un giorno, il marchese gli mandò un biglietto che diceva: «A Oscar Wilde, che si atteggia come un sodomita». Il drammaturgo non ci pensò due volte: finalmente aveva una prova materiale dei continui soprusi. Il suo avvocato tentò di dissuaderlo, ma ormai anche Alfred, che aveva un pessimo rapporto col padre, era dalla parte di Wilde. Nel marzo 1895 Wilde fece causa al padre del suo amante per diffamazione

Oscar Wilde e Alfred Douglas 

confidando di uscirne a testa alta. Il procedimento però si ritorse contro di lui. John Douglas e i suoi avvocati raccolsero numerose informazioni sulla sua vita privata e la difesa poté passare al contrattacco, pagando una dozzina di uomini per testimoniare che erano andati a letto con lo scrittore

L'avvocato difensore del marchese lo sottopose a uno spietato interrogatorio, al quale lo scrittore cercò di sottrarsi, grazie alla sua padronanza dell'arte oratoria. Negò di aver avuto qualsiasi rapporto fisico con i ragazzi che lo accusavano e, quando gli fu chiesto se avesse baciato uno di loro, rispose: «Certo che no. È un ragazzo particolarmente noioso. E purtroppo anche piuttosto brutto». Questa e altre battute suscitarono le risate del pubblico, ma allo stesso tempo contribuirono a portare dalla parte del marchese i membri della giuria, che il 5 aprile emisero un verdetto assolutorio nei confronti del padre di Alfred, ritenendo avvalorato quanto questi aveva scritto sul biglietto

Una lunga serie di fattori si allineò contro Wilde: la società vittoriana chiedeva una maggior repressione dei comportamenti che fuoriuscivano dalla norma, come l'omosessualità. Nel 1885 era stata approvata una legge che definiva le relazioni sessuali tra uomini una «grave indecenza» punibile con la reclusione fino a due anni e con i lavori forzati. L'opinione pubblica continuava a premere perché si aprisse un procedimento nei confronti di Wilde e, poche ore dopo la piena assoluzione di John, Wilde venne arrestato. Il processo iniziò circa venti giorni dopo in un clima di grande concitazione. Wilde dovette assistere a una sfilata di testimoni avversi, molti, 13 

dei quali erano semplici ricattatori di professione. Grazie al brio e alla verve dell'autore, tra il pubblico presente in aula si diffuse l'impressione che Wilde stesse riuscendo ad accattivarsi la giuria, la quale infatti si dimostrò inizialmente incapace di raggiungere un accordo. Il processo dovette essere ripetuto, ma questa volta i giurati furono meno benevoli. Lo scrittore fu sul punto di svenire quando udì il giudice condannarlo a due anni di reclusione e ai lavori forzati per «<indecenza grave»

Nei due anni successivi, Wilde conobbe di persona la durezza del modello carcerario vittoriano: razioni di cibo minime, divieto di parlare con gli altri detenuti e un isolamento dall'esterno alleviato unicamente da rare visite. Scontati i due anni di pena, Wilde fu rilasciato e andò in esilio a Parigi, dove scrisse La ballata del 

carcere di Reading, una denuncia delle condizioni delle prigioni vittoriane che ne promosse la riforma e che rappresentò un successo editoriale assoluto. Ma questa fu la sua ultima opera, poiché nel 1900 morì a causa di meningite

Nonostante questa fine assai triste e dolorosa, in vista delle vacanze di Natale consiglio a tutti voi di rendere onore ad Oscar Wilde, leggendo il suo libro "Il gigante egoista. Buone vacanze


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