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ANCHE IL CORRETTORE AUTOMATICO E' MASCHILISTA

Matilde Manfredi

La grammatica che tanto non mi piaceva alle elementari, adesso mi sta dando lo spunto per scrivere questo articolo.

Tutt* conosciamo i famosi stereotipi e pregiudizi che vengono attribuiti al sesso femminile, ormai li sentiamo ripetere dappertutto da anni.

“Avrà le sue cose, ecco perchè è così nervosa”

“Beato chi le capisce le donne!”

“Guidi bene per essere una donna.”

“Non piangere, mica sei una femminuccia”

“Resta a casa se non vuoi che ti succedano certe cose”

“O la famiglia o il lavoro”

Sono frasi che conosciamo a memoria e che noi donne ci sentiamo dire spesso.

Ma se vi dicessi che in realtà siamo TUTT* maschilisti?

Io l’ho capito, forse per la prima volta, grazie al libro “Stai Zitta!” di Michela Murgia, grandissima scrittrice e attivista italiana che purtroppo ci ha lasciati lo scorso 10 agosto.

In questo libro, Murgia analizza con maestria e professionalità la grammatica e la lingua parlata che da secoli sono vittime di maschilismo e patriarcato, ma ci mostra anche come in realtà frasi del parlato comune, portino con sé grandi pregiudizi.

Per esempio, vi siete mai chiest* perchè si mette l’articolo determinativo davanti un cognome di donna? La Meloni, L’ Azzolina, La Merkel. Ce lo spiega Michela: “Applicare a un cognome di donna l’articolo determinativo significa comportarsi con un nome di persona come ci si comporterebbe con un nome di cosa o con un’entità spersonalizzata. [...] Ma si ribatte che non è denigrazione, perché è usanza dialettale del Nord aggiungere l’articolo ai nomi propri di femmine e maschi, senza distinzione. Se fosse vero, l’uso dell’articolo davanti al nome un sarebbe una prerogativa delle donne. Invece nessuno ha mai commentato cosa avevano detto Il Berlusconi, Il Di Maio o Il Zingaretti”.

Ci avevate mai pensato? Sono sicura, che se ci fate caso, anche voi chiamate le vostre professoresse aggiungendo l’articolo davanti al loro cognome.

Analizziamo un altro caso: “è una donna con le palle”. Pronunciando questa frase, si pensa di fare un complimento, ma in realtà, non è altro se non una frase discriminatoria. Si dice addirittura donna "cazzuta", perchè i complimenti alle donne di carattere, da sempre, si fanno descrivendole come dotate di organi genitali maschili, perchè senza non si è degne di essere prese in considerazione.

Parliamo invece della “donna bionda”: Questo è uno dei pregiudizi inconsapevoli più duri a morire. Si pensa che una donna bionda sia più stupida della media, e così facendo, si crea in modo involontario un sottocategoria discriminata persino tra le donne stesse, che concordano con gli uomini sul fatto che la donna bionda sia una donna di facili costumi. Ma perchè questo non avviene anche con gli uomini biondi? Facile…gli uomini biondi non si preoccupano di essere sottovalutati a lavoro, perché l’aspetto fisico maschile non è sessualizzato, o comunque, non lo è nella stessa misura in cui capita alle donne. 

"Così resterai sola”: questo non è un pregiudizio, bensì è la frase che ci sentiamo dire se facciamo notare continuamente cosa c’è da aggiustare nel meccanismo sociale. Murgia dice che “nella concezione patriarcale, la peggiore sventura che possa capitare a una donna, è restare senza un uomo, divenendo una creatura egoista dal cuore arido, che camperà triste e morirà sola”.

Ci diamo un buon proposito? Impariamo a parlare. A prescindere dal fatto di essere femminist* o meno, pesiamo le nostre parole e facciamo attenzione, perché a volte, queste possono essere l’arma più letale. 


P.S: mentre scrivevo questo articolo, il correttore mi ha segnato sbagliato l’articolo messo davanti ai nomi maschili dei politici, ma non quelli davanti ai nomi femminili…


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