Ogni teoria che punta a un mutamento della coscienza parte dall’analisi storica della sua formazione. Le donne hanno revisionato radicalmente il loro ruolo nella società e, mettendo in discussione ciò che era considerato “essere donna”, hanno iniziato una ricerca della propria identità analizzando l'origine della loro oppressione. Il cinema, per la sua importanza nella cultura di massa, è il luogo perfetto per un’indagine sui significati che assumono gli stereotipi femminili nel contesto politico e culturale.
La rappresentazione influenza la concezione della realtà. La finzione cinematografica capta (solo nella teoria) la società nella sua totalità. Se gli stereotipi proposti dall’industria cinematografica sono il riflesso delle condizioni sociali e culturali di un’epoca, ciò vuol dire che determinano contemporaneamente moda e attitudini. Un prodotto audiovisivo si serve delle fantasie e dei desideri inconsci dello spettatore per indurlo a costruire un’identità, un ego mendace, mascherando la sua personalità per creare dei bisogni e influenzare il suo modo di “essere”. Un prodotto estetico nasce infatti da un contesto culturale radicato non solo nella situazione sociale ed economico-politica ma anche nell'inconscio del soggetto che trasmette e del soggetto che riceve. Infatti la rappresentazione è prodotta e viene percepita secondo preesistenti codici di significazione, perciò l'ideologia è inscritta nella rappresentazione. Il meccanismo ideologico nel cinema si basa sul rapporto tra la cinepresa e lo spettatore. Esso, soggetto assente dal luogo della rappresentazione e al tempo stesso presente come pura percezione, si riflette come davanti a uno specchio, ovvero lo spettatore si identifica a se stesso, all'io trascendentale, come puro atto di percezione.
Il processo di identificazione allo schermo è instaurato dalle modalità stesse della fruizione filmica: quando andiamo al cinema siamo semplicemente noi davanti allo schermo argentato, viene neutralizzato l’occhio giudice che ci sentenzia in qualsiasi altra funzione sociale. I sensi dello spettatore sono totalmente catturati dallo scorrere delle immagini e il soggetto è posto in uno stato di ipnosi in cui l'inconscio è pronto a ricevere e il desiderio deciso a liberarsi. Questo stato di trance viene esorcizzato solo alla fine della pellicola, l’inconscio però rimane irreversibilmente segnato dall’esperienza. La critica cinematografica femminista osserva che la rappresentazione nel cinema narrativo classico non può essere compresa senza un'analisi del ruolo dell'immagine femminile. Nel cinema l'apparente rappresentazione fedele della realtà, cela la celebrazione del mito quale mezzo di Malgrado l'enorme importanza dei personaggio femminile nei film, vi è presente solo la sua immagine feticistica e feticizzata, che è il prodotto del narcisismo maschile: ella non rappresenta se stessa ma il fallo. L'uomo proietta nell'idea di femminile un proprio immaginario che si sovrappone alla realtà della donna. Marilyn Monroe, ad esempio, non rappresenta alcun soggetto reale, non è nessuna donna, ma piuttosto la maschera dietro cui si nasconde la repressione della società patriarcale con tutti i suoi tabù, l'immagine riflessa del desiderio maschile, il luogo in cui può apparire ciò che l'uomo ha paura di essere, ciò che non deve essere, il suo femminile negato, cioè ciò che è per lui assenza.Quindi la donna viene identificata come mancanza in cui il pensiero maschile proietta tutto ciò che sfugge alla sua categorizzazione e al suo ordine logico. Lo specchio in cui contemplare la sua stessa immagine al negativo, il suo “altro” nascosto che gli assicura il suo potere fallico. La Diva è la mediatrice tra l’ideologia patriarcale e il prodotto finale, ovvero l'inconscio dello spettatore che avrà assimilato l’idea della donna come oggetto vincolato al ruolo di portatrice e non creatrice di significato, della donna come oggetto da cui trarre piacere e non soggetto con cui trarre piacere, la donna viene alienata da se stessa per apparire gratificante solo agli occhi della telecamera e del pubblico maschile.
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