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CI AMANO DAVVERO SE CI FANNO I BISCOTTI?

Scrivo questo articolo dilaniata dalla rabbia e dalla delusione e mi ritrovo a non avere le parole perché ho paura che tutto quello che speriamo, non si avvererà mai.

Noi donne abbiamo imparato a conviverci con la paura: siamo abituate ad andare in giro con lo spray al peperoncino, siamo abituate a fare finta di essere al telefono, siamo abituate a evitare di percorrere le strade più buie e meno affollate.

Non sappiamo piú di chi fidarci, perché il pericolo è dietro l'angolo e alla fine anche il "bravo ragazzo" si rivela essere l'ennesimo assassino.

Ho il terrore, come tutte, di poter essere la prossima vittima...

Il martedì e il venerdì sera faccio sport, vado nella palestra del mio quartiere che dista solo 10 minuti da casa mia.

Adoro percorrere quella strada in primavera: anche se sono affaticata per via dell' allenamento, torno a casa felice e serena, con il tramonto alle spalle, i ciliegi ormai sbocciati che profumano l'aria e la brezza fresca che accarezza le mie braccia scoperte.

I problemi peró, si presentano con l’arrivo dell' inverno.

Quelle strade che tanto mi piace percorrere in primavera con "Style" di Taylor Swift sparata a tutto volume nelle cuffie, in inverno invece mi terrorizzano per il semplice motivo che sono buie e deserte.

Inizio a pensare a tutto quello che potrebbe succedere: un malintenzionato sbuca fuori dal nulla, mi afferra da dietro e io non riesco né a urlare né a muovermi, come succede nei peggiori incubi. Penso a tutti i possibili scenari e a cosa potrei fare se mi trovassi in una situazione del genere. Quando mi risveglio dai miei pensieri, velocizzo il passo per paura che le cose appena immaginate, possano accadere davvero. 

E proprio mentre cammino, mi chiedo se posso ascoltare la musica oppure devo rimanere all’erta perché qualcuno potrebbe sorpendermi alle spalle?

Adesso scrivo a te Giulia, con il cuore che lacrima, ti sento più vicina a me perché ci togliamo pochi anni e perché la tua poteva sembrare una storia d’amore normale, come quelle che viviamo tutte noi a quest’età. 

Cosa pensavi quando quelle mani, che spesso ti avevano asciugato lacrime e accarezzato, ti stavano uccidendo?

Hai pensato alla prima volta che è venuto a prenderti fuori da scuola?

Hai pensato a quando l'hai presentato alle tue amiche e a tua sorella?

Hai pensato al primo bacio, alle prime mani intrecciate, alla prima volta che vi siete detti ti amo?

Cosa hai provato quando hai capito che stavi per morire per mano del ragazzo con cui hai condiviso tante emozioni?

Ti sei rimproverata? Hai pensato che avresti dovuto cercare aiuto per te e per lui? 

E quando hai guardato quegli occhi?

Occhi dove una volta ti sarai sentita a casa, che ti avranno guardata innamorati.

Erano sempre gli stessi? Oppure erano intrisi di odio e iniettati di sangue?

Ora mi rivolgo a te Filippo.

Cosa hai provato quando con le tue mani, che avranno accarezzato i capelli di Giulia e le avranno massaggiato la pancia quando stava male, l'hai pugnalata più volte?

Hai visto i suoi occhi, mentre era ancora viva e cercava di difendersi?

Hai visto il terrore, il panico e la consapevolezza che tutto sarebbe finito entro pochi minuti, disegnati nei suoi occhi?

Quando ti hanno trovato hai detto: "Ho ucciso la mia ragazza". 

Giulia però non era piú la tua ragazza.

Giulia non era “tua”!

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