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Serena Tominetti

CI HANNO VOLUTE BARBIE MA CI AVRANNO LAURA MULVEY

Nel 1902 uscì "Le Voyage dans la Lune”, un film che fu capace di modificare la rappresentazione della Luna nel cinema, nella letteratura e nell’immaginario collettivo. La pellicola riuscì a raggiungere un successo mondiale grazie agli articolati effetti speciali e diventò il principale modello di ispirazione per la rappresentazione lunare fino ai primi allunaggi. Dobbiamo considerare che nei primi anni del Novecento la fotografia non era ancora sufficientemente sviluppata per catturare nel dettaglio il satellite argentato, i telescopi non erano fruibili al grande pubblico e l’astronomia era accessibile solo a chi poteva permettersi un’istruzione. Perciò non dobbiamo stupirci se ci fu anche chi pensò che la Luna di Méliès fosse un’accurata rappresentazione scientifica.

Questo esempio ci fa capire quanto il cinema sia uno strumento influente nel pensiero comune. I grandi personaggi politici lo capirono molto presto: 

si iniziò a privilegiare l’uso del cinema a scopo propagandistico, erano poche le nazioni ad offrire un sistema scolastico pubblico e di conseguenza le masse non erano capaci di comprendere i manifesti. Di lì a poco tutte le grandi potenze si dotarono di un organo nazionale che si occupasse della produzione cinematografica, per esempio Istituto Luce o la Soyuzkino, le quali si occupavano della distribuzione e della creazione di film a favore del regime. Lo stesso discorso vale anche per le “democrazie” odierne, basti pensare a tutta la campagna anti-palestinese che vigila sui nostri schermi (e non solo).

è importante sottolineare che si parla di propaganda, quindi di ciò che alla realtà fa comodo mostrare.


Ma qual è stato l’incommensurabile danno fatto dalla rappresentazione della donna nel cinema?

La feminist film theory è una branca della critica  cinematografica moderna che si occupa delle avversità riguardanti la rappresentazione di genere nello schermo. Il contributo di questi studi è fondamentale per analizzare come il linguaggio cinematografico mostrò e deformò la realtà del sesso femminile. 

Come detto in precedenza, spesso e volentieri il cinema non mostra la realtà, ma ciò che alla realtà fa comodo mostrare. è a questo proposito che la feminist film theory si impegna ad abbattere la rappresentazione disegualitaria dei sessi, non solo  nell’ambito cinematografico ma anche in quello pubblicitario e televisivo.


Il cinema femminista nasce negli anni ‘60, ma queste teorie verranno messe nero su bianco circa una decina di anni dopo. Il principale contributo alla F.F.T. fu dato dalla regista e critica cinematografica Laura Mulvey, la quale inaugurò questo movimento con “Visual Pleasure and Narrative Cinema” (1975), testo che evidenzia come l’esperienza spettatoriale sia guidata dall’occhio maschile, il famoso male gaze.

Nell'industria cinematografica, la quale è principalmente dominata da uomini, il target primario sono gli uomini stessi. Fin dai primi anni del cinema, infatti, furono adottate le “donne immagine” (la Vamp, la castatrice, la Cat woman o la it girl), degli archetipi femminili completamente irreali che fungevano da “decorazione” o da premio per i personaggi maschili. Non hanno alcun ruolo particolare per lo sviluppo della trama e non hanno nessun tratto psicologico che le differenzi da un puro oggetto del piacere. Un esempio lampante sono i personaggi femminili di Fellini, Tarantino, Wilder o Sorrentino.

Il cinema "classico", quindi, non è solo creato  per il pubblico maschile ma anche per il piacere di esso. Vi è infatti un processo narcisista attraverso il quale gli uomini si identificano nei personaggi maschili ponendo la donna come oggetto del piacere, ma l’appagamento lo si può trarre soltanto assumendo il punto di vista maschile.

Le teorie della Mulvey vennero criticate per la sua visione troppo generalizzata, non osservando come nel resto del globo le avanguardie visive e narrative si erano nettamente già distaccate dal cinema classico. C’è da precisare però che Hollywood ha sempre ostentato il suo falso monopolio del cinema mondiale e ha sempre cercato di distruggere o di appropriarsi delle nuove correnti cinematografiche. Nei 30 anni precedenti a “Visual Pleasure and Narrative cinema” fu emanata una politica di censura imposta dal Codice Hays che andò a peggiorare la rappresentazione femminile, quindi la critica della Mulvey resta molto valida.


Spesso i personaggi femminili sono delle appendici dei personaggi maschili, quasi sempre relegate al ruolo di madre, amante o fidanzata. Nell’animazione e nei fumetti si è diffusa l’usanza di creare delle controparti femminili che però non hanno delle particolari caratteristiche (come Lola Bunny o Topolina) o che adempiono al solo ruolo di oggetto del piacere. Le donne quindi, vengono ghettizzate a parti secondarie e irrisorie con il solo desiderio di essere contraccambiate amorosamente, senza mai approfondire le loro storie personali o aspirazioni. 

Anche laddove vengono rese esplicite le scene di sesso, rigorosamente eteronormative e abiliste, vi sono delle grandi lacune. La donna viene rappresentata come oggetto che subisce passivamente l’atto sessuale, dal quale ne è sempre soddisfatta. Di conseguenza il cinema non crea una consapevolezza dell'attività sessuale ma contribuisce a una visione finta del sesso.


Nella stesura di questo articolo mi sono particolarmente resa conto di come la lingua rispecchia il suo popolo. Di seguito riporto cosa c’è scritto nella voce “donna” sul sito della Treccani:  “In numerose espressioni consolidate nell’uso si riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni, in quanto circolanti nella lingua parlata odierna o attestate nella tradizione letteraria, ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva.”

Di fatto in Italia, come nel resto del mondo, ci sono ancora troppi dislivelli di genere.

La rappresentazione di nuove realtà può aiutare questo cambiamento e l’emancipazione di altre realtà che vengono oscurate.


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