Un altro anno volge al termine e ancora una volta ci troviamo a fissare con sguardi vuoti la nostra vecchia scrittura con cui avevamo trasformato i nostri pensieri nei classici “buoni propositi”. Un po’ per fortuna, qualcuno è riuscito a raggiungere alcuni di quei magnifici obiettivi, un po’ per sfortuna qualcuno non ne ha raggiunto nemmeno uno. E allora cosa ci rimane? Cosa portiamo con noi oltre la mezzanotte del 31 dicembre?
Ad ogni anno che passa un pezzo di noi rimane indietro: diventiamo più grandi, più vecchi e tutto quello che è successo quasi sparisce in nome di un nuovo inizio. Così si dimentica, così un pezzo di noi rimane indietro. Rimangono alcune dure lezioni, alcune emozioni che non siamo riusciti a scrollarci oppure qualche persona che riusciremo a sopportare per un altro anno. Tutto questo è comodo, è perfetto per questa “società del cambiamento” continuo e frenetico. Società che però non mi sento né di criticare né di combattere (almeno per il momento). Per questo le andrò dietro dimenticandomi dell’anno passato ed iniziando a parlare di quello presente con un bel listone di “ciò che ci aspetta”.
- La più grande sfida di quest’anno a mio avviso sarà sicuramente sul piano della politica internazionale: due guerre “occidentali” (termine che uso per definire quelle poche guerre che interessano le nostre deboli visuali geopolitiche) sono ancora in atto in Ucraina e in Palestina. La prima ormai va avanti da due anni e col tempo sta cadendo un po’ nel dimenticatoio non solo nostro, ma anche delle “Grandi potenze” che stanno iniziando a tagliare i fondi. Quest’anno si spera sia finalmente l’anno della pace su questo fronte (e naturalmente anche sull’altro) ormai martoriato. Forse il metodo migliore sarebbe un trattato firmato da entrambi i protagonisti di questi eventi, ma rimarremo a vedere. Sul secondo fronte invece non trovo molto da dire, se non ricordare a tutti (in particolare in casi come questo) che forse, ogni tanto, non parlare di questioni che non si comprendono, sarebbe bene (obiettivo da aggiungere ai nostri buoni propositi).
- Se dovessi dare un numero a questo 2024 questo sicuramente sarebbe il 76, settantasei come sono le elezioni che avverranno quest’anno. Molte di queste sono democratiche, molte altre non lo sono. Andranno al voto oltre quattro miliardi di persone di cui la maggior parte proveniente da otto dei dieci Paesi più popolosi al mondo. Di questi mi preme ricordarne principalmente quattro. Gli Stati Uniti sono sicuramente i primi nella lista con da un lato (probabilmente) Joe Biden e dall’altro Donald J. Trump, i quali si sfideranno in una vera e propria lotta tra stati sociali spezzando ancora una volta l’America (e il mondo) a metà. Penso che non ci sia bisogno di aggiungere altro se non che qui, con questa elezione, si deciderà il futuro di un pianeta intero. Sull’elezione in Russia non c’è molto su cui discutere: Putin vincerà (in un modo o nell’altro). In India molto probabilmente rimarrà al potere, per la terza volta di seguito, il “grande” Modi che sta portando questo Stato a diventare una potenza che potrà far impallidire, forse un giorno, Cina e USA. L’ultima grande elezione (anche se non è di uno “Stato”) sarà quella qui in Unione Europea con la scelta del nuovo Parlamento e quindi anche del futuro della nostra cara UE.
- L’ultima grande sfida, pur non essendo nuova per nessuno di noi, sarà quella contro il cambiamento climatico che piano piano sta bruciando ogni metro quadro presente su questa Terra. Vedremo se quest’anno sarà l’anno del cambio di rotta oppure se sarà un altro anno passato sempre più al caldo.
Ed ecco fatto, questo era il mio riassunto. Cosa ne pensate? Quale sarebbe il vostro? Io vi lascio il mio Instagram, nel caso vogliate fare due chiacchiere, anche perché un po’ perché mi interessa :) @davide._morelli
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