“Non più ottico ma spacciatore di lenti
per improvvisare occhi contenti,
perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.”
Le parole di De Andrè sono il preambolo del vergognoso delitto commesso dalla censura ufficiale e civile nei confronti di Alp Zeki Heper, primo regista d’avanguardia turco. La rivoluzione che Heper cercò di portare in campo cinematografico è una delle più radicali, tuttavia scelse una battaglia troppo audace in tempi troppo prematuri e così la critica turca finì per dilaniare la sua vena artistica. Da ciò ne ricaviamo una delle vicende biografiche più interessanti e uno dei film più misteriosi mai realizzati.
Alp Zeki Heper nacque a Istanbul nel 1939, studiò al liceo Galatasaray (tra i più antichi e prestigiosi della Turchia) dove più volte venne in contatto con l’opera teatrale Ubu Roi, fondatrice del teatro dell’assurdo e anticipatrice del movimento surrealista, la quale fu incisiva per la formazione dell’interesse di Heper nel mondo dell’avanguardia.
Continuò gli studi a Ginevra nella facoltà di legge, l’anno successivo si spostò a Parigi iscrivendosi all'Institut des Hautes Etudes Cinégraphiques, scuola di cinema fondata da Marcel L’Herbier. Fu un eccellente studente e grazie ai cortometraggi surrealisti A Woman, Dame en Noir e Dawn vinse il premio del Ministero della cultura austriaca e il premio IDHEC. Fremente di aspettative, decise di tornare in patria per aspirare alla realizzazione del lungometraggio che gli costò la carriera e la vita, Soluk Gecenin Aşk Hikayeleri.
Il protagonista del film fa un sogno nel quale è in conflitto con la sua attrazione sessuale verso la madre, la domestica e una prostituta (o donna vampiro). La trinità amorosa viene incarnata da una statua femminile, potrebbe essere una citazione al film Blood of a poet di Jean Cocteau. Sono presenti pochissimi dialoghi, non vengono utilizzati nomi con cui si possano distinguere i personaggi o sostantivi per riconoscerne il ruolo (madre, padre, amante, moglie, ecc.) mentre prevalgono la voce fuori campo e la musica di Bach, Albinoni e Händel. Vi sono molti elementi biografici, come le tendenze incestuose del regista, vi sono molti elementi simbolici che possono essere ricondotti alla filosofia di Jung e alla psicanalisi di Freud, richiamando particolarmente il complesso di Edipo e l'interpretazione dei sogni.
Alp Zeki Heper dichiarò in un giornale dell’epoca il suo voler contrapporre l'amore, cioè la libertà, con l'oppressione, la violenza e la tortura.
Nel ‘66 finirono le riprese, la sceneggiatura venne inviata al comitato di censura che oscurò il film perché contro la morale e l'incolumità della famiglia. Gli avvocati di Heper fecero molti ricorsi che furono prontamente rifiutati e il progetto fu abbandonato senza neanche montare il film. Vennero unanimemente spese critiche aspre, come quella di Beyazoğlu:
“Potrebbe essere altrimenti?” - riferendosi alla scelta di censurare la pellicola - “C'è una scena d'amore tra madre e figlio nel film. Madre e figlio! Ad esempio, nel film c'è una forte menzione dell'incesto. C'è una scena di sesso di venti minuti sul pavimento davanti alla pietra del Palazzo Dolmabahçe. Anche i soldati sono di guardia. Ci sono due capanne davanti alla porta di Dolmabahçe. Stanno lì, due soldati. C'è anche traffico che scorre da lì, lo vedi anche tu. Gli occhi delle persone nel minibus si spalancano. Fanno l'amore rotolandosi così sul pavimento.”
Lo studioso Şerif Onaran fu l’unico che apprezzò il film e che si oppose al comitato: “Ci sono alcuni tipi di esperimenti sessuali nel film, è come filosofare sul sesso al cinema…Il film posso definirlo un esperimento… Il sesso è l'essenza della vita... Il regista ha creato una filosofia del sesso utilizzando la ricchezza visiva attraverso il cinema”.
La grande ambizione di Heper si spense e in lui si accese uno squilibrio mentale. Tra il ‘67 e il ‘68 cercò di rientrare nella scena cinematografica dirigendo tre film (Dolmuş Şoförü, Kara Battal'ın Acısı e Bandit-Bandit Halil) più in linea con gli standard cinematografici, non ottenendo i risultati sperati. Bruciò tutti i suoi film, scritti e dipinti. Conservò esclusivamente Soluk Gecenin Aşk Hikayeleri, opera considerata come reale espressione di sé. Diede al professore Sami Șekeroğlu l’unica copia per conservarla nell’archivio della Mimar Sinan University e gli intimò di non farla vedere a nessuno.
La sua lucidità mentale sfiorì del tutto dopo la morte della figlia. Dopo aver divorziato dalla moglie si ritirò senza dare più notizie fino al 9 gennaio 1984, data del suo decesso. Le circostanze della morte rimangono un mistero. L’ex moglie non ebbe notizie di Heper per 10 anni, eppure la famiglia dichiarò che morì di cancro. Alcuni suoi amici sostennero che si suicidò, addirittura Erbulak accusò famiglia di nascondere il suo suicidio per evitare i pettegolezzi.
La pellicola rimase incolume nell’archivio della Mimar Sinan Güzel Sanatlar Üniversitesi (dove risiede tuttora) per 46 anni. Dopo l’autorizzazione data dall’ex moglie e dalla figlia di Heper, il film fu presentato all’Ankara ma Soluk Gecenin Aşk Hikayeleri fu tolto dal programma dopo una chiamata di un membro della famiglia Heper che ne impedì la proiezione.
Di solito ai festival cinematografici non usano i negativi della pellicola originale, potrebbero esserci delle copie del film ma attualmente non penso che sia possibile la fruizione del lungometraggio in alcun modo (tranne per gli studenti della MSGÜ).
L’unico modo per approfondire meglio la trama e le scene del film è la tesi di laurea del 2019 di Oktay Altekin, unico documento sul quale troverete un’esaustiva ricerca sulla vita di Heper e l’analisi del film con l’accurata descrizione di tutte le scene presenti.
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