Questo mese è costellato da giornate internazionali importanti, ma tra queste, insieme a quella per i diritti dei bambini, la più riconosciuta è quella del 25 novembre, ossia la Giornata Contro la Violenza sulle Donne, data in cui ricorre la commemorazione de “Las Mariposas”, ossia le farfalle, un movimento ribelle contro la politica dittatoriale di Truijllo, al tempo governatore della Repubblica domenicana. Il movimento fu fondato dalle tre sorelle Mirabel che, proprio il 25 novembre 1960, sono state barbaramente trucidate in un’imboscata dell’esercito del despota per aver reagito alla sua politica tirannica, proprio in un momento storico in cui le donne cominciavano a tirar su la testa, facendo riconoscere la loro voce e il loro valore, rivendicando maggiore libertà di pensiero e la loro emancipazione dal sesso maschile e da una società patriarcale e misogina.
L’accaduto colpisce le coscienze a livello internazionale, facendo emergere una forte consapevolezza, ma che, ancora oggi, oltre mezzo secolo più tardi e nonostante la sensibilizzazione sociale, non tutela a tutto tondo le donne, vittime di soprusi e maltrattamenti da parte di uomini che le ritengono esseri subordinati, che le sottomettono e le vessano psicologicamente e fisicamente, a volte fino ad arrivare al loro omicidio, un atto che si è talmente diffuso nel tempo da assumere un termine proprio: femminicidio.
Mi chiedo: quanti sono gli studenti del Tenca che conoscono la storia di questa ricorrenza? La commemorazione delle tante “farfalle” che hanno sacrificato la propria vita, battendo le ali verso la libertà?
La violenza contro le donne rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, ostinate e devastanti che troppo spesso non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio e della vergogna che la caratterizzano.
La violenza di genere non è identificabile solo nella violenza sessuale, ma anche in tutte quelle forme di aggressione psicologica fisica di un uomo contro una donna che vanno dalla gelosia patologica, allo stalking, alle minacce, alle molestie, all’isolamento dalla rete degli affetti e talvolta, sfocia nella sua forma più estrema, il femminicidio".
Nel 1993 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite emette la Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne. L’art. 1 cita testualmente: <<l'espressione "violenza contro le donne" significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata>>.
In Italia ci allineeremo solo nel 2013, con la cosiddetta legge sul femminicidio con la quale si è introdotto nel diritto penale una serie di misure, preventive e repressive, per combattere la violenza contro le donne per motivi di genere.
Qualche numero sull’attuale situazione italiana da parte del Viminale: al 20 ottobre 2024 si contano 90 femminicidi di cui la maggior parte commessi per mano di un partner.
Ecco, il mio editoriale di questo mese vuole solo considerare i fatti oggettivi e aprire un varco nella mente di noi giovani che possiamo essere arbitri del nostro futuro. In particolare vorrei stimolare una riflessione sull’importanza reale del ruolo della donna in ogni ambito della società e il rispetto che meritano: solo attraverso una rivoluzione culturale di cui si possono rendere protagonisti, in primis, i giovani uomini di oggi, si può raggiungere e diffondere tale coscienza collettiva ed evolversi in una società paritaria sotto tutti i punti di vista senza se e senza ma.
留言