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Editoriale di Mirea Longu

Mirea Longu

Milano inizia a vestirsi a festa: le piste di pattinaggio sul ghiaccio prendono forma, i mercatini tornano a colorare le strade del centro, il profumo di frittelle e caldarroste pervade le narici di chi passeggia e nell'aria risuona un jingle familiare. E' ufficiale: il Natale è alle porte! 

Quest'anno ho deciso di farmi un regalo diverso. Non un pacchetto da scartare sotto l'albero, ma qualcosa di più profondo, autentico e prezioso: la verità. 

Sì, la verità. Perché, per quanto a volte possa essere crudele e dolorosa, è necessaria. Viviamo in un mondo in cui tutto ruota attorno alle apparenze: se non siamo noi i primi a raccontarci le cose per come stanno, chi lo farà al posto nostro? Ho deciso, dunque, di fare i conti con me stessa. Voglio ripercorrere ogni scelta compiuta, ogni passo falso fatto, ogni pugnalata ricevuta e ogni rimpianto che mi porto dentro. Ma non solo: voglio riconoscere anche i traguardi raggiunti, le dolcezze assaporate che hanno reso meno amaro questo 2024. 

Tra i buoni propositi d'inizio anno, avevo appuntato una frase, breve ma incisiva: 

"Mi prendo tutto ciò che merito." 

Eppure, già a gennaio, mi sono auto-sabotata: se solo avessi saputo dosare le parole, controllare la mia emotività, riflettere prima di aprire bocca... "Se solo”, ma intanto è andata. E non solo ho ferito qualcun altro, toccando tasti che non immaginavo neppure esistessero, ma ho ferito anche me stessa. 

Non è stato l'unico rapporto che ho troncato all'inizio dell'anno: ho dato una bella porta in faccia anche ad un'amicizia che, fino ad allora credevo fosse tale, per scoprire un opportunismo di cui proprio non mi ero accorta. 

Ma cosa sono queste relazioni unilaterali che la nostra generazione continua ad alimentare? Le nuove modalità di comunicazione ci hanno impigriti? Reso codardi? Perché non ci si parla più con sincerità e trasparenza? Perché ci si chiude in silenzi assordanti invece di dire? Bah... 

Sono convinta che la vera amicizia sia reciprocità: è condivisione ed empatia; è scontro di opinioni, è consiglio e supporto, ma anche espressione di un punto di vista divergente dal nostro, ma comunque da accogliere e considerare. Ci si parla, ci si ascolta, ci si sostiene... Si entra in sintonia in un'intimità psicologica riservata a quel rapporto. E' qualcosa che non dovrebbe mai essere strumentalizzato per minare l'autostima dell'altro e alimentare il proprio ego. 

E qui arriviamo ad un altro tasto dolente: l'autostima. A questa età è una continua altalena e spesso, nel momento down, si tende a vedere gli altri come più fortunati in tutto: estetica, successi scolastici, relazioni sentimentali e d'amicizia. Un vortice di emozioni negative che risucchia la nostra essenza positiva, mettendo in discussione ciò che siamo. Ho vissuto anche questo, prettamente come spettatrice, incassando l'invida (involontaria?) di alcuni che hanno tentato con i modi più disparati di ledere la mia autostima e forse, per brevi tratti, il dubbio sono riusciti anche ad insidiarlo, ma quest'anno ero sicuramente più forte ed abile a parare i colpi. Quest'anno ho finalmente alzato la testa e se qualcosa non mi sta bene, lo dico... al diavolo le critiche alle spalle! 

L'estate è stato un momento spettacolare: sull'onda di “tanto d'estate non vale" mi sono concessa una serie di esperienze irripetibili che mi hanno fatto vedere il mondo sotto altre prospettive. Una leggerezza a cui ambivo da tanto e che sono riuscita a concretizzare, vincendo la mia timidezza e superando alcune ingiustificate paranoie. Anche se poi qualche contraccolpo l'ho incassato... 

Ho anche avuto modo di saggiare le fragilità maschili: noi ragazze ci facciamo mille problemi, ma non è che i ragazzi siano messi molto meglio: insicurezze tali che preferiscono rinunciare, rinchiudersi nel loro guscio, pur di non mostrare la loro vulnerabilità! Per certi versi è un aspetto allarmante, ma good point per noi, girls! 

Il rientro a scuola è stato un momento impegnativo per via del giornalino ed ho vissuto momenti di tensione per il timore di non riuscire a gestire adeguatamente, ma alla fine gli ostacoli che pensavo insormontabili, si sono appianati. Ho acquisito la consapevolezza che per cambiare occorre uscire dalla propria comfort zone, misurarsi in primis con se stessi, riconoscendo i propri limiti e valorizzando le capacità. Emotivamente non sempre è facile, ma mi sento orientata verso il cambiamento e la paura si riduce progressivamente. Mi sono lanciata in nuove "avventure": dal giornalino al teatro a nuove e plurime esperienze di PCTO. Sto imparando a comprendere che "l'ottimo è nemico del buono" e che la ricerca della perfezione, non porta al risultato. 

Nelle relazioni cerco sempre di mantenere educazione e spontaneità, ma forse non tutti apprezzano o fraintendono la mia socialità e talvolta mi hanno mortificata, facendomi sentire come una scatola, colorata e decorata da bei fronzoli, ma dentro vuota, provocando la mia avidità di dimostrare quanto valgo. 

In questo periodo ho il cervello che frigge. I pensieri si accavallano irrimediabilmente e fatico a riordinarli. Proprio qualche giorno fa, qualcuno mi ha detto che probabilmente penso troppo, ma non rifletto e - mi sa - che ha ragione. Mi sto focalizzando sugli obiettivi per l'anno nuovo: sono principalmente indirizzati sulla crescita emotiva. Spero di raccogliere una buona dose di ottimismo e tanta ironia per affrontare il viaggio del 2025 in modo consapevole e proattivo. Vedremo che combinerò... 

Intanto mi piace pensare che la condivisione delle mie riflessioni possa stimolare qualcun altro a darsi delle chances.

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