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I GUERRAFONDAI D'EUROPA

Federico Caminiti

Negli ultimi mesi l’opinione pubblica ha rivolto maggiore attenzione al conflitto in Medio Oriente, ma nel frattempo le condizioni sul fronte ucraino sono peggiorate drasticamente. La realtà è che siamo arrivati di fronte alla conseguenza di una serie di politiche sbagliate prese in passato. Tuttavia, i nostri leader dinanzi a questa situazione continuano a minacciare la Russia, manco servisse a qualcosa, e a preludere scenari di guerra. La pace non si costruisce così. Io non so come si costruisce, ma so per certo che insultare la mamma di Putin non risolva il problema (per citare Biden). Ciò detto, andiamo a vedere i nostri guerrafondai.



Donald Tusk: “Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato. È reale, ed è già iniziata più di due anni fa. La cosa preoccupante è che ogni scenario è possibile. È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica”.



Non è affatto sbagliato dire che stiamo andando nella direzione della guerra, ma se ci stiamo andando è proprio grazie a tipi come Tusk. Invece, la frase: “dobbiamo abituarci mentalmente” è un po’ più criptica. Dobbiamo abituarci, ma non è che ci stanno già abituando anziché trovare una vera soluzione? Le guerre scoppiano anche a furia di parlarne con idiozia. Le trattative per la pace in Ucraina sono saltate decine di volte anche per colpa dell’Occidente o su volontà dell’Occidente. Putin è un criminale che ha invaso l’Ucraina, ma i responsabili di Maidan sono dei golpisti assassini. Sono tutti “cattivi”, anche noi lo siamo; e questo manicheismo utilizzato per raccontare il conflitto è ridicolo. Questo abituarsi all’era prebellica è un messaggio inquietante risolvibile sicuramente sparando meno proiettili, ma soprattutto meno scemenze come questa.



Macron: “Non escludo l’invio di truppe in Ucraina”



Macron, che finora si è sempre rivelato come il meno peggio in Europa, ha cambiato decisamente prospettiva sulla guerra. Dal 2014 fu uno dei leader più importanti nei numerosi tentativi di stabilizzare la situazione in Ucraina durante la guerra civile (per esempio, attraverso gli accordi di Minsk). Dopo l’invasione russa, insieme a tutta l’Europa e gli Usa, si è mobilitato per inviare armi, ma ha sempre fatto di tutto per dialogare. E adesso, c’è da dire con coerenza, persegue con la scelta di sostenere l’Ucraina fino all’ultimo e pensa all’invio di truppe direttamente in Ucraina. Macron conosce molto bene le dinamiche della guerra. Sa bene che la fine dell’Ucraina è imminente, ma queste affermazioni allontanano sempre di più la pace e creano allarmismi. Trattare con la Russia non è facile, ma minacciare di inviare le truppe, fa solo alzare un grande polverone facendo eccitare i guerrafondai e tremare noi giovani. Il tutto senza colpire il vero obiettivo: la Russia, che sa benissimo essere uno scenario improbabile.



Meloni: “La pace non si fa con le parole, ma con impegno e deterrenza”



Con questa affermazione Meloni persegue la sua politica estera, perfettamente conforme a quella europea. Sono parzialmente d’accordo con Meloni: quando si ha a che fare con Paesi come la Russia, spesso le parole non bastano. Tuttavia, è difficile parlare di deterrenza con una superpotenza come la Russia che ha pure il sostegno di Paesi come la Corea del Nord e Cina.



Inoltre, anche se l’Europa passasse ad un’economia di guerra, per poter davvero parlare di deterrenza, sarebbe già troppo tardi; ci vorrebbero anni. Gli esperti danno qualche mese di vita all’Ucraina prima che collassi definitivamente.



Se veramente vogliamo salvare l’Ucraina, la deterrenza non c’entra nulla. Se vogliamo solo usare l’Ucraina per fare un dispetto a Putin allora va benissimo. E se invece volessimo veramente salvare l’Ucraina, dovremmo mediare per la pace, e non convincere Zelensky a mandare al macello i giovani.



Von der Leyen “ La guerra non è imminente, ma non è impossibile”, l’Europa si armi”



Von der Leyen ribadisce che l’Europa deve riarmarsi, ma nessuno ha il coraggio di dire chiaramente che all’Ucraina resta qualche mese di vita. Servono soluzioni immediate di pace, prima che dell’Ucraina non resti niente. Passare ad un’economia di guerra non è la soluzione che porterà alla pace in Ucraina.



Stoltenberg “Gli alleati della NATO non stanno fornendo abbastanza munizioni all’Ucraina” (14/03/24)



Stoltenberg “La NATO ha 75 anni ed è più forte che mai” (4/04/24)



Ahahahaha



È più forte che mai, talmente forte e credibile che con il pericolo della rielezione di Trump, Stoltenberg ha annunciato la creazione di un altro pacchetto da 100 miliardi di euro in aiuti all’Ucraina dopo le elezioni americane di questo novembre. In caso che Biden perda (ammesso che continui a sostenere l’Ucraina dopo la rielezione), Trump minaccia di uscire dalla NATO: i repubblicani hanno bloccato un pacchetto di aiuti da 60 miliardi. Ma tanto, che sarà mai, la NATO è forte.



Questo invece, è il discorso della fine del secondo mandato dell’ex Presidente degli Stati Uniti Eisenhower: “Nel governo dobbiamo stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare. Esiste e persisterà il pericolo della sua disastrosa influenza progressiva. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo la nostra democrazia. Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare…in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”.



Penso che ricordarci di questo discorso ci aiuti a comprendere la realtà attuale. A marzo 2022, Kiev e Mosca stavano per fermare la guerra, probabilmente perché la “guerra lampo” di Putin si era già prolungata troppo. Zelensky comprese il pericolo che il Paese stava correndo. I corpi diplomatici dei due Paesi si incontrarono più volte in Bielorussia, ma il 29 marzo 2022 in Turchia, erano praticamente arrivati ad un accordo, il quale prevedeva che l’ucraina diventasse uno Stato neutrale e che non aderisse ad organizzazioni militari (da sempre obiettivo della Russia, quindi sarebbe strano un boicottaggio russo). Tutto cambiò dopo la visita dell’allora premier del Regno Unito, Boris Johnson, a Kiev. Quest’ultimo persuase Zelensky a continuare a combattere e fece saltare tutte le trattative, affossando i rapporti tra i due Paesi. Da quel momento, il destino del conflitto fu segnato.



Che ci sia dietro lo zampino delle lobby delle armi, non lo sapremo mai per certo, ma che in Europa ci siano figure favorevoli alla guerra per fare i propri interessi o quelli di qualcun altro è evidente. Lo si evince da fatti significativi come questi.



Se c’è una cosa che accomuna tutti i nostri guerrafondai è proprio questo: inneggiare alla guerra per poi dire che si sta lavorando alla pace e nel peggiore dei casi boicottarla sottobanco come Johnson. Ma quale pace: “Si vis pacem, para bellum”. Ma solo per fare i loro interessi.

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