top of page

IL MISTERO DI UN ABITO ROSSO DI CHIFFON

Sara Diane

Un turbante di seta rossa, una scarpa col tacco a spillo dello stesso colore, una spilla tempestata di pietre preziose, e un abito vermiglio di chiffon.

Non c’è niente che non quadra in questa descrizione; si tratta semplicemente di un abito scelto per una serata, forse da passare in una sala da ballo.

Ma chi avrebbe mai immaginato che dietro a tutto ciò si nascondesse qualcosa di oscuro come il mistero che riguarda questa storia?

Sembra quasi la descrizione di un manichino presente in qualche boutique, ed è proprio questo che pensa un senza tetto quando torna nel luogo in cui si è stanziato.

É l’alba di una domenica, il 15 settembre del 1991. 

Sotto un viadotto in tangenziale, nella zona di Barauda, una zona degradata di Torino, un clochard vede in mezzo ai rifiuti un corpo con addosso abiti sgargianti. Cerca di identificare la donna e di capire cosa ci faccia una persona di quel genere, alla vista ricca e aristocratica, in un posto simile. Magari avrebbe anche provato a svegliarla e a chiederglielo di persona ma l’unica cosa che può fare è chiamare la polizia perché si tratta di un cadavere.

Niente documenti che ne dimostrino l’identità e nessuna pochette trovata. 

L’unica cosa sicura è che la vittima sia morta per asfissia in seguito ad uno strangolamento, evidenziato dai segni all’altezza del collo, avvenuto utilizzando forse una sciarpa o la collana di perle da lei indossata. Non ci sono segni di difesa e, senza ombra di dubbio, il cadavere non è stato spostato, rimanendo perciò fermo in quella posizione per lungo tempo.

Ma come fare a scoprire l’identità della donna se l’unica cosa presente è un abito rosso?

É proprio da questo vestito che cominciano le indagini. L’abito viene mostrato ovunque e i giornali si interessano all’omicidio. La vittima, ancora non identificata, viene conosciuta con il nome di “Signora in rosso” finché poi, finalmente, qualcuno si fa avanti: la commessa di una boutique del centro di Torino. La donna afferma di ricordare nitidamente la vittima a causa dell’abito rosso che indossava quel giorno, accompagnato da gioielli e dal rotolo di denaro contenuto nella borsa.

Il nome della vittima è Franca Demichela, quarantottenne figlia eccentrica di un dirigente della FIAT.

Sposata con un contabile molto riservato a cui non rimane fedele, tanto da affermare di avere un fidanzato che fa lo spacciatore in Tunisia, conduce una vita libera e piena. 

Il primo ed evidente sospettato? Il marito Giorgio Capra, ovviamente, che come se non bastasse non ha nemmeno denunciato subito la scomparsa della moglie.

Sembrano esserci talmente tanti motivi che condurrebbero al marito che il suo arresto è inevitabile:

  • La testimonianza di un vicino di casa che dice di aver visto Franca litigare con un uomo di spalle il 14 settembre, e il soggetto è proprio riconducibile a Giorgio, che in quel momento minacciava di interdirla.

  •  Discussioni sulla gestione del patrimonio della signora in rosso, lasciato dal padre e sprecato in vestiti e gioielli, andando così contro il suo volere.

  • Il presunto fidanzato di Franca e la sua infedeltà.

  • Il rapporto intimo che lei ebbe poche ore prima di essere uccisa, evidenziato dall’autopsia.

  • I gioielli di Franca e la sua pochette piena di denaro trovati nella sua macchina.

  • I tempi di percorrenza del tragitto di quella sera, segnati da Giorgio su un foglietto, forse per pianificare le sue mosse al meglio.

Così, il 21 settembre, Giorgio Capra viene arrestato, accusato di aver ucciso sua moglie e di aver nascosto il suo cadavere. Ma a salvarlo è l’alibi che ha per quella sera perché, a quanto sembra, quella notte si era fermato a dormire a Val della Torre, a casa della madre, che conferma la sua versione.

Dunque, dopo 18 giorni di prigionia, Giorgio Capra viene scarcerato.

E così ricominciano le indagini e si decide di cercare più in fondo, fino a finire in una delle passioni più grandi della vittima: l’esoterismo.

Franca Demichela era convinta di possedere poteri magici e, addirittura, di essere la reincarnazione di Nefertiti e perciò immortale.

La donna aveva cominciato a frequentare campi rom e, a spiegare l’omicidio, potrebbe esserci l’insieme di affari pericolosi che lei portava avanti con questi gruppi, tra la compravendita di gioielli, orologi rubati, e attività di “riciclaggio”.

Forse a ucciderla è stata proprio una cifra più alta di quanto concordato trattenuta da Franca, o qualche fraintendimento.

A questa domanda non c’è risposta e l’unica cosa certa è che la vittima sia stata vista, la notte del delitto, insieme a tre ragazzi slavi in piazza San Carlo, a bordo di una Golf nera.

É così che si conclude questo caso, che ancora oggi rimane un mistero, riperto e archiviato nuovamente nel 2021 nonostante un nuovo ragazzo nella lista degli indagati.

Ma nonostante tutto, i sospettati affermano di aver perso di vista Franca dopo le 23, e il marito Giorgio Capra, morto a 80 anni nel 2023, rimarrà con le mille domande nascoste dietro alla storia dell’omicidio di sua moglie, il giallo della “signora in rosso”.


2 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

COMUNISMO E CEO

Due sono gli spettri che si aggirano per il mondo ora: quello del comunismo e quello di Brian Thompson, ex CEO del gruppo di...

Commentaires

Noté 0 étoile sur 5.
Pas encore de note

Ajouter une note
bottom of page