Ormai è da un po’ di tempo che è iniziato l’autunno, ma certamente molti hanno ancora nostalgia dell’estate, che per noi adolescenti è il periodo in cui ci sentiamo più liberi e possiamo vivere nuove esperienze.
Però il periodo estivo non è così positivo per tutti: infatti a causa delle sue alte temperature si è obbligati a scoprirsi, e questo accentua il disagio già presente che alcuni possono vivere col proprio corpo. Inoltre essendo più scoperti è più semplice fare confronti con i fisici altrui, e l’inevitabile cambio di routine durante le vacanze può portare a variazioni della forma fisica, che potrebbero essere vissute male e soggette a commenti indesiderati.
Ma, come accennato prima, i conflitti che i giovani vivono con la propria immagine non persistono solo nel periodo estivo, ma sono spesso una costante della vita degli adolescenti, e spesso sono causa di profondo malessere, il quale può sfociare in seri disturbi comportamentali e depressione.
Tale disagio è dovuto ai rigidi standard di bellezza che sono ancora oggi presenti nella nostra società, anche se negli ultimi anni sono sorti molti movimenti, come quello della body positivity, che cercano di abbattere l’ideale comune di un “corpo perfetto”, sostenendo che tutti i fisici sono belli proprio per la loro unicità e, soprattutto, per le loro capacità.
Infatti la bellezza non è una misura oggettiva, ma altamente soggettiva, e il suo standard varia in base alle epoche e alle diverse culture.
Per esempio nella Preistoria le donne venivano raffigurate in statuette propiziatrici con seni e fianchi molto evidenti, mentre volto e arti erano praticamente assenti. Questo perché il compito delle donne era portare avanti la specie e quindi bisognava valorizzare la loro funzione materna.
Al contrario, nell’antica Grecia, il corpo umano viene raffigurato con proporzioni realistiche e armoniose, e per il pensiero di quell’epoca è importante che oltre a un corpo sano si abbia anche una mente sana, l’unico modo per raggiungere un equilibrio perfetto.
Nel Medioevo il corpo perde il suo fascino ed è importante che le figure umane siano sempre coperte da vesti.
Nonostante ciò i canoni estetici persistono, e colpiscono più le donne che gli uomini: le signore infatti dovevano avere la pelle candida, i capelli biondi e lunghi e la fronte alta.
Nel Rinascimento il corpo umano riacquista l’importanza persa nell’epoca precendente: l’uomo viene raffigurato in maniera più realistica, invece la donna viene spesso idealizzata e rappresentata formosa e aggraziata.
Nel 1700 e nel 1800 si continua a dare valore alle forme del corpo femminile, ma con un punto vita accentuato, e ciò porterà alla diffusione dell’utilizzo del corsetto, soprattutto nell’Ottocento, che spesso veniva stretto in maniera esagerata diventando doloroso e pericoloso per la salute delle donne.
Nel primo dopoguerra inizia a piacere un fisico più atletico, e la figura femminile deve essere più esile e meno formosa, con occhi grandi e capelli corti.
Durante i decenni che seguono la seconda guerra mondiale i canoni di bellezza cambiano di anno in anno, fino ad arrivare ai giorni nostri.
L’evoluzione continua dell’ideale di bellezza nel corso della storia ci fa comprendere come le mode siano in realtà superficiali e perciò come non debbano condizionare il nostro modo di vederci, poiché la concezione che abbiamo di noi è decisamente più profonda e importante rispetto al pensiero comune e noi siamo gli unici a sapere cosa vogliamo davvero per sentirci a nostro agio con noi stessi e i nostri corpi.
Forse quelli che avevano ragione erano i Greci, infatti un corpo non può essere veramente sano senza che anche la mente lo sia, perciò è importante (se non fondamentale) che noi troviamo il nostro equilibrio e, se davvero vogliamo cambiare qualcosa del nostro fisico, sia solo per raggiungere un nostro benessere superiore.
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