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La iena di Auschwitz, il nazismo al femminile

Rachel Victoria Cava

Caro lettore, in occasione della giornata della memoria, a pochi giorni da ora, in cui vengono ricordate e onorate le vittime del nazismo, ti racconterò la storia di una donna crudele, la quale durante i suoi anni di “fama” nel campo di concentramento di Auschwitz, torturò e uccise innumerevoli donne ebree. 

Ti presento Irma Grese, meglio conosciuta come la “iena di Auschwitz".

L’8 settembre 1934, il dittatore Adolf Hitler tenne un discorso, durante il quale dichiarò che il nazismo femminile dovesse essere una forma distaccata da quello maschile. 

Il comportamento delle donne naziste doveva essere ispirato ad uno slogan, “Kinder, Küche, Kirche” ovvero “figli, cucina, chiesa”.

Nonostante ciò, a soli diciotto anni, dopo aver lasciato la scuola per bullismo, Irma si arruolò nei ranghi femminili delle SS, diventando una vera e propria guardia nazista all’interno dei campi di concentramento tedeschi. 

Si formò nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove acquisì le “doti” del mestiere. Fu solo una volta trasferitasi ad Auschwitz, che cominciò il vero e proprio sadismo, per cui la ragazza nazista era ben rinomata. 

Irma, con il passare del tempo, cominciò ad essere addetta a cariche sempre più autorevoli, e, con la sua divisa sempre perfettamente stirata ed indossata e i suoi tratti somatici perfettamente ariani, era diventata l’immagine vivente della propaganda Hitleriana. La sua crudeltà e la sua ambizione superavano le aspettative dei suoi superiori, guadagnandosi un soprannome che la descriveva pienamente, la Iena di Auschwitz.

Camminava per il campo inducendo terrore. 

I sopravvissuti raccontano di due cani, sempre ai fianchi di Irma. Li teneva affamati, e, quando ne aveva voglia, li nutriva. Sembra tutto normale, no? Dar da mangiare ai propri cani. L’unico problema, è che molte volte, per mangiare, sbranavano gli internati. Per puro divertimento. 

A volte diventava gelosa delle prigioniere più belle di lei, quindi le frustava e le calciava. Quando si annoiava obbligava i detenuti a stare in piedi sotto la pioggia, nudi, per cinque o sei ore, e se qualcuno perdeva la posizione retta anche solo per qualche secondo, veniva frustato finché cominciava a spellarsi. 

Purtroppo però, non finisce qui. 

Irma Grese aveva avuto una relazione sessuale con il rinomato dottor Mengele, il quale condusse orribili esperimenti sugli ebrei. Il dottore lasciò Irma quando si accorse delle sue tendenze lesbiche. Ebbene sì, la Iena di Auschwitz compiva violenze sessuali sui prigionieri, ma anche sulle prigioniere. Una volta stufata di loro, come se fossero oggetti da dimenticare e buttare, mandava le sue vittime nelle camere a gas. Si eccitava vedendo le persone soffrire. Questo era il tipo di “persona” che era. Senza pietà. Senza umanità. Solo crudeltà. 

Dopo la fine della guerra, Irma Grese fu arrestata dagli inglesi, insieme ad altre due guardiane del campo di sterminio, Johanna Bormann ed Elizabeth Volkenrath. 

In seguito ad un processo, la iena fu condannata a morte per impiccagione, come gli altri criminali di guerra. Durante la lettura della sua sentenza, Irma rimase impassibile, quasi fiera delle sue colpe, e fu l’unica che non mostrò mai pentimento. 

Grese passò l’ultima notte della sua vita a cantare cori nazisti insieme a Johanna Bormann, e, il 13 dicembre 1945, la iena di Auschwitz fu portata nella stanza dove sarebbe stata impiccata. 

Tutto quello che disse quando le fu infilato sulla testa il cappuccio? Schnell, Fate in fretta.


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