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LA STORIA DEL MIO BISNONNO

Sofia Bartolini

 Tali avvenimenti si svolsero nel 1943.

Il mio bisnonno, Alfredo Rossi, stava camminando per le strade di Milano, quando fu vittima di una retata da parte dei Nazisti (pur non essendo né di origini ebraiche né parte della Resistenza), ormai giunti anche al Nord d’Italia.

Allora venne caricato su un furgone insieme ad altri sciagurati ed iniziò il viaggio verso il suo terribile destino.

Ormai si era fatta notte quando il camion si fermò per qualche istante, probabilmente a causa di un malfunzionamento. Il mio bisnonno allora, armandosi di tutto il coraggio che possedeva, si buttò giù dal furgone, sperando che il buio l’avrebbe protetto nella sua impresa.

Fortunatamente così fu: i tedeschi, i quali si erano accorti che fosse scappato, iniziarono a rincorrerlo per qualche metro, ma quasi subito rinunciarono a riprenderlo, avendolo ormai perso nella notte.

Pur sapendo di averli seminati e nonostante il dolore che aveva alla gamba dovuto alla caduta, il mio bisnonno continuò a correre per la campagna, spinto dalla paura e dalla speranza di trovare un rifugio dove poter passare la notte.

Sulla sua strada incontrò una casa, bussò con energia e gli aprì una coppia di anziani, i quali si resero disponibili ad aiutarlo.

Gli diedero alloggio per dormire e gli medicarono la gamba. Il giorno seguente, gli donarono un bastone, per agevolargli il viaggio di ritorno a casa.

Attraverso un lungo cammino e vari passaggi che gli vennero offerti, riuscì a tornare a Milano da sua moglie e sua figlia.

Dovette stare a riposo un mese per curarsi la gamba ed il giorno seguente al suo arrivo, i Nazisti bussarono alla loro porta.

La mia bisnonna e la mia prozia morirono di paura, credendo che fossero venuti per portarlo via con loro. Invece, i tedeschi non si curarono del mio bisnonno: stavano cercando il proprietario del palazzo, il quale non si trovava a casa sua, che era stato sospettato di essere contro il governo. Volevano solo accertare che non si stesse nascondendo nelle altre case dell’edificio.

Questa è la storia di come il mio bisnonno si salvò dalla morte: il bastone che gli venne donato dalla coppia che lo soccorse si trova ancora a casa di mia nonna, in quanto appartenesse al figlio dei signori, morto a seguito di una ferita procurata in guerra, e come ricordo della riuscita dell’impresa quasi impossibile di suo padre, cioè quella di tornare a casa, cosa che milioni di innocenti come lui durante le deportazioni non riuscirono mai a compiere.

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