“Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.”
Così recita l’articolo numero ventisei della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Eppure, anche se sono passati oltre ottant’anni dalla pubblicazione e dalla conseguente firma di queste disposizioni, la situazione, pur essendo naturalmente migliorata, è ancora grave.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef datato luglio 2023, ogni giorno un miliardo di bambini ha accesso ad una classe. È il numero più alto della storia. Eppure, un'istruzione di qualità accettabile è ancora un obiettivo lontano per molti di loro. La mancanza di insegnanti qualificati, i materiali di apprendimento inadeguati, le classi di fortuna e la scarsità di strutture igieniche rendono l’apprendimento molto difficile. Le conseguenze sono gravi: 617 milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo non sono in grado di raggiungere livelli minimi di competenza in lettura e matematica, anche se due terzi di loro frequenta la scuola.
Questi dati risentono ancora purtroppo, anche a due anni di distanza, della crisi pandemica che aveva impedito l’80% dell’istruzione in presenza. Infatti ben 23 Paesi nel mondo devono riprendere pienamente le attività nelle scuole.
Un’altra grave questione va posta rispetto alle disparità di genere con 127 milioni di ragazze a cui è impedito l’accesso alla scuola. Su questo dato va fatta però chiarezza, suddividendo questo numero tra coloro che non hanno la possibilità di frequentare la scuola primaria (32 milioni), la scuola secondaria (30 milioni) e la scuola secondaria di secondo grado (67 milioni). Tutto questo avviene per ragioni differenti. In molti Paesi il problema del matrimonio infantile impedisce alle ragazze di raggiungere un’istruzione dignitosa. In altri c’è più semplicemente un clima di arretratezza e di sessismo che porta a vedere la donna come una “cosa” più che come una persona degna anch’essa di studiare.
È probabile, a questo punto, che vi sia sorta la domanda sul dove avvengano maggiormente queste privazioni. Il rapporto "Build Forward Better" lanciato il 2 ottobre 2023 da “Save the Children” dà un’idea generale della situazione. A guidare la classifica troviamo l’Afghanistan che, a seguito dell’invasione talebana, ha subito un terribile peggioramento delle condizioni scolastiche, soprattutto per le ragazze. Subito dopo troviamo la Somalia, il Sudan, lo Yemen e la Repubblica Centrafricana. Tutti questi Paesi sono caratterizzati da terribili fratture interne, povertà estrema, difficoltà nell’alimentazione e da vere e proprie guerre. Si trovano, riassumendo, in condizioni difficilissime anche solo per la vita, perciò l’istruzione perde notevolmente di importanza. Il problema (e questo è un paradosso) è che senza istruzione non avranno mai le basi per costruire uno Stato unito e libero da chiusura mentale e differenze (fin dove possibile). Questo crea, secondo me, un terribile ciclo in cui c'è violenza perché non c’è istruzione e non c’è istruzione perché c’è violenza. Concludono la triste classifica i Paesi di Nigeria, Siria, Eritrea e Djibouti.
"L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo". Diceva Nelson Mandela.
Difatti tantissimi problemi del mondo nascono dall’ignoranza e forse, per un mondo migliore, “basterebbe” proprio portare l’istruzione al primo posto tra le nostre necessità.
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