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Riflessioni sul peculiare mondo di flatlandia

Giacomo Carlo Pedone

Salve a tutti e benvenuti o bentornati nella rubrica di scienza e tecnologia, io sono GCP e oggi con un articolo un pò diverso dal solito, vi porto in un mondo molto particolare: un mondo visto da un'altra prospettiva… 

Un mondo in due dimensioni: Flatlandia.


“Flatlandia: racconto fantastico a più dimensioni” è un romanzo scritto dal pedagogista britannico Edwin Abbott Abbott (giuro che non è un errore di battitura), nel quale il narratore, un abitante di un mondo in due dimensioni, spiega a noi abitanti della terza dimensione, come si vive nel suo mondo senza profondità… Avete capito bene! Nel mondo di Flatlandia infatti esistono solo lunghezza e larghezza e manca totalmente il concetto di profondità o spessore. Proprio per la sua peculiarità è molto difficile da immaginare. Gli abitanti non sono umani, bensì varie figure geometriche e inutile dire che ognuno di loro non ha assolutamente la concezione della terza dimensione.

I rapporti fra i vari abitanti sono il vero cuore della società di Flatlandia, la società è infatti divisa in rigide classi sociali (caste) secondo il numero di lati: più umili sono le donne (però anche molto pericolose) che appaiono come segmenti, poi ci sono i triangoli, i quadrati, fino ad arrivare alla classe dei governanti, la classe reale dei cerchi (quelli con più lati di tutti). Tutti i poligoni irregolari sono considerati indegni di vivere nella società.

Chiaramente in un mondo come questo è molto importante sapere con che forma si sta socializzando e essendo un mondo visto, dalla loro prospettiva, senza profondità, tutte le figure sembrano segmenti. Mi spiego meglio: prendete un oggetto molto sottile come una moneta (meglio quella da 1 cent), mettetela piatta sul vostro banco. A questo punto state guardando Flatlandia dalla terza dimensione (dove il banco sarebbe il piano in cui si muovono le figure, ovvero la moneta). Adesso mettetevi in prospettiva allo stesso livello del banco… la moneta vi parrá molto simile ad un segmento. Questo è quello che vede un abitante di Flatlandia.

A Flatlandia ci sono quindi diversi modi di riconoscere gli amici, o in generale di capire con che figura si ha a che fare. Anche i vari modi di riconoscimento appartengono a classi sociali diverse: le classi più basse usano il contatto e le più alte fanno solo uso della vista e della matematica per misurare ad occhio gli angoli. Gli abitanti di Flatlandia sono di mentalità molto chiusa e poco libertaria, quasi come se avere una dimensione in meno li renda più ottusi e sia la causa della loro limitatezza nel pensiero, (il narratore fa un osservazione simile, ma non vi spoilero nulla).  


Per esempio le donne, che appaiono come segmenti, se viste dal lato, e come punti se viste frontalmente, (perché sono dei segmenti veri e propri) sono descritte come creature quasi senza ragion propria, considerate pericolose per via delle loro estremità appuntite. L'autore crea anche una storia per questa finta società, e questo rende il romanzo ancora più intrigante. Flatlandia sembra in tutto e per tutto un mondo a sé e ci si sente estranei quando si legge questa affascinante fantasia.Il tratto più inquietante sono i sentimenti e le idee, molto umane, che muovono questa società fatta di figure: classismo, discriminazione, segregazione. Tutto in ottica bidimensionale.


Ho elencato solo alcune delle usanze di Flatlandia ma il vero spunto di riflessione profondo viene suscitato alla fine: quando il protagonista accede alla terza dimensione (non vi spoilero come) e inizia a capire che le dimensioni possibili vanno anche oltre alla terza, provando poi a diffondere il verbo a Flatlandia subisce gravi conseguenze…

Il libro di Abbott a mio parere ci insegna che esistono più prospettive, più punti di vista e che un'unica interpretazione della società schematica e rigida, è molto nociva e non contempla cambiamento (un triangolo non potrà mai essere un quadrato, come un cerchio non potrà mai essere un triangolo). 

Pur essendo Flatlandia assolutamente per noi inconcepibile, le sue caratteristiche umane nella struttura della società, mettono in luce quanto in realtà le due realtà possano essere per alcuni aspetti molto simili.  

Gli atteggiamenti di chiusura e l’ottusità di pensiero sono la seconda dimensione, ovvero vedere le cose solo da punti di vista limitati e, soprattutto, usare sempre quelli (altezza e larghezza).      

La terza dimensione è invece, l’apertura di pensiero, la scienza, la ragione, l’umanesimo, l'antidogmatismo o tutti quegli spiriti rivoluzionari che hanno rovesciato l’ordine o aggiunto punti di vista di analisi, ma che più di tutto hanno mosso la staticità di un pensiero univoco e chiuso: un pensiero a due dimensioni.

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