Le elezioni americane si sono concluse e, con la vittoria di Donald Trump, vogliamo ipotizzare a che cosa andremo incontro. Ma apriamo gli occhi e guardiamo a fondo riguardo a queste elezioni: cosa c'è dietro a questo mondo? Come funziona il sistema elettorale negli USA?
Il sistema elettorale è strutturato in 3 parti fondamentali: Collegio Elettorale, Elezioni Federali e Partiti Politici. Il Collegio Elettorale è caratterizzato da un meccanismo complesso, che non prevede l'elezione diretta del presidente. Gli elettori statunitensi votano per i Grandi Elettori, che a loro volta scelgono il presidente. Ogni stato ha un numero di Grandi Elettori proporzionale alla sua popolazione, per un totale di 538 elettori. Per vincere, un candidato deve ottenere almeno 270 voti elettorali.
Negli USA si svolgono 3 principali Elezioni Federali: per il presidente, per il Congresso (Senato e Camera) e per il governatore di alcuni stati.
Nel sistema elettorale, i partiti politici favoriti dagli elettori sono 2: i Democratici e i Repubblicani.Questi rendono difficile per i partiti minori ottenere il voto per una maggiore rappresentanza.
Il processo elettorale è costituito dal voto popolare, in cui gli elettori esprimono il loro voto il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre. Il ticket vincente in uno stato ottiene tutti i voti elettorali di quello stato, tranne in Maine e Nebraska, dove la distribuzione è proporzionale.
Alla fine, i Grandi Elettori si riuniscono a dicembre per votare ufficialmente per il presidente e il vicepresidente, i cui voti devono essere ratificati dal Congresso.
Con ciò ci viene da pensare a quanto possa essere importante il voto popolare e la presenza dei Grandi Elettori, ma questi non sono gli unici:, un'altra parte rilevante e celeberrima delle elezioni americane sono gli Swing States.
Questi stati possono cambiare schieramento politico da un'elezione all'altra e sono cruciali per determinare l'esito delle elezioni (nel 2024: Carolina del Nord, Michigan, Pennsylvania, Nevada, Wisconsin, Georgia e Arizona sono considerati decisivi).
Il 6 novembre 2024, Donald Trump ha conquistato una vittoria schiacciante alle elezioni presidenziali statunitensi, diventando il 47° presidente degli Stati Uniti. Questa vittoria ha sorpreso molti analisti e osservatori politici, che avevano previsto un esito diverso.
La vittoria di Trump è stata interpretata come un segnale di disillusione nei confronti dell'amministrazione democratica attuale, con molti elettori che hanno espresso preoccupazioni riguardo all'economia e alla sicurezza.
Nonostante la campagna dei sindacati contro di lui, Trump è riuscito a mobilitare una base elettorale solida, facendo leva su temi di paura e insicurezza, suscitando anche preoccupazioni in vari paesi, in particolare in Ucraina, dove si teme che la sua politica estera possa essere meno favorevole rispetto a quella dell'amministrazione precedente.
Altro spunto importante è l'introduzione delle big tech, che hanno avuto un rapporto altalenante con Trump: esse si preparano infatti ad un possibile cambiamento nelle loro strategie operative e
di comunicazione.
Con la sua rielezione, Trump promette di portare gli Stati Uniti verso una cosiddetta “età dell'oro”, ma le sfide politiche e sociali che lo attendono sono significative.
La sua vittoria segna un momento cruciale nella storia politica americana, con ripercussioni che si faranno sentire sia a livello
nazionale che internazionale.
POLICE
Con l'inizio della seconda presidenza di Donald J. Trump, arrivano le prime nomine per ruoli chiave, fondamentali per comprendere la direzione della sua amministrazione. Tra i posti più rilevanti c'è quello di Segretario di Stato, figura centrale per la politica estera americana. Nel 2018 Trump aveva scelto Mike Pompeo, ma ha annunciato su Truth Social che non sarà riconfermato. Tra i candidati al ruolo spicca Marco Rubio, senatore della Florida. Rubio, pur essendo un conservatore, gode di stima anche tra i moderati repubblicani. La sua nomina potrebbe rappresentare un tentativo di ricucire le divisioni all'interno del partito. Una novità introdotta nella presidenza Trump 2.0 è il D.O.G.E., acronimo di "Department of Government Efficiency" (Dipartimento per l'Efficienza del Governo). Questo organismo, pur non avendo poteri istituzionali, si occuperà di snellire la burocrazia americana, uno dei principali obiettivi di Trump. A guidarlo saranno Elon Musk e Vivek Ramaswamy, entrambi in linea con la visione del presidente. Musk, che ha già dimostrato la sua capacità di tagli significativi nell'ex Twitter, ora X, e Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane, promettono cambiamenti radicali per rendere il governo più efficiente e meno costoso. L'obiettivo dichiarato è completare questi interventi entro il 4 luglio 2026, anniversario dei 250 anni dell'indipendenza americana.
Per la rappresentanza diplomatica internazionale, Trump ha nominato Elise Stefanik come ambasciatrice presso le Nazioni Unite. Fedelissima del presidente, Stefanik sarà un'importante portavoce delle politiche "America First". Sebbene il ruolo all'ONU abbia poteri limitati, la scelta conferma l'importanza della lealtà come criterio di selezione per i posti chiave.
Tra le nomine più sorprendenti c'è quella di Robert F. Kennedy Jr. a Segretario della Salute e Servizi Umani (HHS). Nipote di JFK e democratico di lunga data, Kennedy ha scelto di sostenere Trump dopo aver abbandonato la sua candidatura indipendente alla presidenza. Critico verso il sistema alimentare e farmaceutico americano, Kennedy porta avanti un approccio incentrato sul benessere e sulla salute pubblica. Il suo slogan “Make America Healthy Again" si propone di completare il progetto di Trump con una visione più attenta alla qualità della vita.
Queste nomine tracciano le linee guida della seconda amministrazione Trump, con priorità evidenti: una burocrazia più efficiente, una politica estera focalizzata sull'interesse nazionale e una rinnovata attenzione alla salute pubblica.
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