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UN ANNO SENZA STRATEGIA

Federico Caminiti

Sarebbe bello poter ricordare il tristissimo anniversario di quell’orrenda strage del 7 ottobre, senza dover criticare Israele. Ma purtroppo l’andamento di questa folle guerra mi costringe a fare il contrario.

Il 7 ottobre 2023 tutto il mondo era vicino a Israele, ma in poco tempo Netanyahu, detto Bibi, è riuscito a risvegliare l’antisemitismo e far passare Israele dalla parte del torto. Ancora oggi si parla di risposta “non equilibrata” da parte di Israele, come se radere al suolo metà della Striscia di Gaza fosse equilibrato, mentre cancellarla dalla cartina geografica no. La solita ipocrisia continua, al punto di permettere un’esibizione all’ONU ad un criminale di guerra come Netanyahu, che oltre al danno ci ha fatto pure la beffa: non solo la presenza di per sé di Bibi all’ONU rende poco credibile l’organizzazione stessa, ma pure i suoi insulti abbiamo dovuto ascoltare. Mentre teneva un discorso sul fatto che la guerra è “esistenziale” per Israele, ha definito l’ONU una “palude di bile antisemita” e “una società terrapiattista anti-israeliana”.

Ma non è solo l’ONU a genuflettersi di fronte a Bibi: infatti, Biden, è completamente impotente e incapace di gestire la situazione in Medio Oriente; è da mesi che cerca disperatamente di calmare Bibi, invitandolo a “non fare gli stessi errori dell’America” e poi, puntualmente, lo arma. I motivi sono due: primo la lobby delle armi americana è in gran parte formata da americani di origine ebraica e poi gli Stati Uniti per rimanere potenza egemone non possono rinunciare ad un’alleanza così strategica come quella in Israele, che è la “loro roccaforte in Medio Oriente”, come lo stesso Biden la definì in un discorso negli anni 2000. Questa debolezza americana si sta sentendo parecchio.

Infatti, ad un anno dallo scoppio della guerra non è cambiato nulla, Israele ha raso al suolo tutta Gaza, bombarda la Cisgiordania, la Siria, l’Iraq, lo Yemen e ha invaso il Sud del Libano. E la cosa pazzesca, è che nessuno ha ancora capito quale sia la strategia di Israele, continuare ad aprire nuovi fronti stracciando la diplomazia sta portando Israele in una situazione geopolitica sempre più complicata: quando l’Iran il 1° ottobre ha bombardato Israele con 200 missili balistici e ipersonici, il mondo ha tremato. Perciò, sorge il dubbio, che l’unica strategia di Bibi sia quella di continuare la guerra il più possibile per ritardare il giorno del suo inevitabile arresto.

Infine, mentre la politica non è in grado di garantire la pace, occorre ai cittadini ricordare i morti di questa sanguinosissima guerra della quale non vediamo via di uscita; oggi piangiamo più di 1500 morti in Israele il 7 ottobre del 2023, 45mila morti a Gaza e più di 2000 morti in Libano.

Riscopriamo la diplomazia e schieriamoci dalla parte della pace.



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